L’inquinamento pesantissimo dei giardini di Trieste non è imputabile al traffico veicolare e al riscaldamento domestico come questa mattina la giunta Cosolini, l’Azienda sanitaria e la giunta Serracchiani hanno cercato di sostenere nel corso di una conferenza stampa. A testimoniarlo sono sia gli ultimi dati dell’Arpa presentati oggi sia quelli relativi la precedente ordinanza del sindaco del 26 aprile scorso.
Alcune sostanze, che hanno superato i limiti di legge, contengono infatti cloruri e floruri, come il benzo(b)fluorantene e il benzo(k)fluorantene, che non possono assolutamente derivare da riscaldamento domestico e da traffico veicolare. È dimostrato al contrario che queste sostanze sono riconducibili alle attività produttive.
Quindi è totalmente scorretto e strumentale sostenere che i risultati dell’inquinamento dei giardini molto lontani dalla Ferriera discolpino l’impianto dall’inquinamento diffuso. È scientificamente dimostrato, infatti, che Pm10 e metalli pesanti ricadono nell’immediate vicinanze dell’impianto che li produce, mentre il resto dei composti inquinanti è molto più volatile e può coprire distanze anche chilometriche.
Questo fatto è avvalorato anche dagli studi sull’incidenza della mortalità nella provincia di Trieste, che evidenziano che non ci sono differenze fra i residenti a Servola e gli altri abitanti della città. Una differenza significativa dell’aumento della mortalità, al contrario, è palese rispetto a chi abita in Carso. In poche parole: c’è qualcosa che inquina mortalmente tutta la città.
Bisogna assolutamente fare un’indagine approfondita della presenza dei composti clorurati tipo diossine. Questa mattina abbiamo avuto conferma dall’Arpa che le diossine non sono mai state ricercate nei terreni del territorio comunale.
Ricordiamo che sono le sostanze più pericolose per la popolazione ma anche quelle che aiuterebbero in maniera puntuale a determinare la fonte principale di contaminazione. Questo spiega forse perché finora non si sono mai volute ricercare le diossine a Trieste, come invece si fa in alcune zone della regione. Il MoVimento 5 Stelle chiede quindi che vengano ricercate le diossine su tutto il territorio triestino.
Le analisi effettuate nello stesso punto in piazzale Rosmini in due momenti successivi, il 14 gennaio e il 25 febbraio 2016, dimostrano che in quel lasso di tempo è accaduto qualcosa di molto grave. Dopo 40 giorni i valori di inquinamento (benzo(a)pirene, benzo(g,h,i,)perilene e indenopirene), che erano già altissimi, sono letteralmente raddoppiati, arrivando a 7 volte i limiti di legge.
Perché nessuno si è chiesto cosa sia accaduto in quei 40 giorni per giustificare un inquinamento di questa portata? È esplosa una bomba chimica su Trieste?
Altra domanda: perché nonostante questo aumento impressionante di inquinamento, non sono state ripetute ulteriori analisi in piazzale Rosmini? Perché il giardino non rientra più fra quelli monitorati?
Ci auguriamo che il sindaco Cosolini, oltre alle ordinanze, abbia provveduto a trasmettere i dati alla Procura della Repubblica. Ci chiediamo quali azioni la Procura intenda mettere in atto per tutelare la salute dei cittadini?!
L’amministrazione di centrosinistra si vanta che Trieste sia la città dei giardini e degli orti. Con questi valori chi vorrà più assaggiare i prodotti degli orti triestini?