Debora Serracchiani esulta ancora una volta per l’elettrodotto Udine Ovest Redipuglia ricordando l’accordo raggiunto con Terna nel 2013 e affermando che non poteva fare nulla per non far realizzare questo scempio ambientale. La presidente della Regione, come al solito, dimentica qualche particolare.
Il primo è che l’iter non si può ancora definire completato. L’ultima parola, infatti, spetterà di nuovo alla magistratura e a ottobre il Tar tornerà a occuparsi della vicenda.
Il secondo riguarda la delibera di compatibilità ambientale da lei firmata l’anno scorso che ha permesso al Consiglio dei ministri di dare il via libera all’opera. Dopo i pareri contrastanti del Ministero dell’Ambiente e del Ministero dei Beni Culturali l’ago della bilancia è stato proprio il parere di compatibilità ambientale rilasciato dalla giunta Serracchiani, parere che nemmeno il centrodestra era riuscito a deliberare.
Il terzo punto riguarda l’accordo stipulato da Serracchiani con Terna nell’ottobre 2013 inerente le compensazioni territoriali. Allora si stabilì che dovessero essere pari al 6% del preventivo di spesa di Terna per la realizzazione della linea aerea e della stazione elettrica di Santa Maria che nel 2013 ammontavano a 65 milioni di euro. Sulla base di queste vennero innalzate di qualche migliaia di euro le somme spettanti ai comuni. La presidente se ne deve essere dimenticata quando nel dicembre scorso ha deliberato che le compensazioni rimanessero pari a 3,9 milioni di euro. Se avesse seguito la logica del 6% del costo complessivo dell’opera avrebbe dovuto far riconoscere da parte di Terna una cifra pari a 6,3 milioni, ovvero il 6% di quanto Terna sostiene davanti ai giudici essere il costo dell’opera a seguito delle numerose prescrizioni che si sono aggiunte nel tempo.
Infine, la dimenticanza più grande. Debora Serracchiani finge di non ricordare, ma lo facciamo noi volentieri, che al termine dell’incontro dell’ottobre 2013 riteneva un ulteriore elemento qualificante che l’elettrodotto Udine Ovest-Redipuglia venisse realizzato con pali di tipo ”monostelo”, di minore impatto ambientale rispetto ai tradizionali tralicci. A distanza di 4 anni questa dichiarazione non viene più menzionata, probabilmente perché, come da noi denunciato un mese fa, nel Piano Paesaggistico in corso di approvazione si ritiene che quest’opera impatti negativamente sul paesaggio in diverso modo: in termini percettivi, estetici o visuali, nonché in termini di riconoscimento identitario di luogo. Infatti, secondo il nuovo Piano Paesaggistico i piloni di Terna risultano nettamente più percepibili quali elementi “pieni”, estranei in qualunque contesto paesaggistico. Come la giunta Serracchiani abbia potuto esprimere un parere favorevole di compatibilità ambientale a quest’opera è impossibile da comprendere.