«La vicenda del ferimento di una persona a Trieste da parte di un cinghiale esige una seria riflessione da parte dell’amministrazione regionale, soggetto responsabile della gestione faunistica nel Friuli Venezia Giulia. Per questo chiediamo una audizione urgente in quarta commissione dei soggetti pubblici chiamati a lavorare sulle problematiche legate a questa e ad altre specie selvatiche che interagiscono con le attività umane: personale di vigilanza delle Province, Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra) e servizio regionale competente». A chiedere l’audizione è la portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo.
«Bisogna evitare il solito “approccio all’italiana”, secondo cui dopo un episodio grave il mondo politico ha una prima fase in cui sfodera slogan e proposte demagogiche e dannose, a cui segue regolarmente una seconda fase in cui il tutto finisce nel dimenticatoio; decisamente meglio cercare dunque di ragionale su come – in prospettiva – si possa fornire risposte serie alla comunità – sostiene Dal Zovo -.Bene, in questo senso, le dichiarazioni dell’assessore Panontin che annuncia l’imminente approvazione del “Piano faunistico regionale”, atto fondamentale che nel Friuli Venezia Giulia viaggia con “solo” 23 anni di ritardo. Si tratta certamente di uno strumento indispensabile, con il quale la pubblica amministrazione regionale può cominciare a riappropriarsi della gestione della fauna selvatica, dopo aver abdicato in toto ad occuparsene con la legge 6/2008 che delegava praticamente tutta la questione al solo mondo venatorio».
«Ma il piano faunistico ha – per legge – il compito di intervenire sul solo territorio agro-silvo-pastorale, sul quale – annuncia Panontin – sarà aumentata la pressione venatoria.Dubitiamo che il solo Piano – senza una adeguata riforma del quadro normativo regionale in materia – potrà influire sulle problematiche: già ora nel Friuli Venezia Giulia i cacciatori di cinghiali godono del periodo più vantaggioso d’Italia: da maggio a gennaio, tutti i giorni della settimana tranne il martedì ed il venerdì, da due ore prima del sorgere del sole a due ore dopo il tramonto».
«Gli ambiti urbani – nei quali sono segnalati i problemi maggiori – non rientrano però nel piano faunistico e nemmeno nelle zone dove la caccia è ammessa. Lo stesso Panontin sulla stampa ricorda a tutti che “Al di fuori dei periodi previsti e delle aree cacciabili il controllo non può essere attuato mediante l’attività venatoria bensì esclusivamente attraverso l’adozione di deroghe da parte della Provincia, come prevede la legge”. Proprio qui stanno le reali responsabilità della Regione: le deroghe – dice la Legge nazionale – vanno attuate dal personale di vigilanza delle Province. Nel documento tecnico con il quale già nel 1994 l’Infs (ora Ispra) dava indicazioni alle Regioni su come dare attuazione alla legge nazionale sulla tutela e gestione della fauna selvatica si chiariva – ricorda la portavoce M5S – che questo personale doveva essere in numero sufficiente, altamente formato nelle materie specifiche e non andava destinato a compiti diversi».
«Ma nel Friuli Venezia Giulia, con la Legge Regionale 9/2009, sono state sostanzialmente fusi i meccanismi di reclutamento, dotazione organica, formazione degli ex guardiacaccia provinciali con quelli dei vigili urbani dei comuni, distraendo le già scarse forze in campo (5 operatori in Provincia di Trieste, 5 in quella di Gorizia, 34 nella provincia di Udine, 18 nel Pordenonese) dai compiti fondamentali per adibirle anche a funzioni di rappresentanza alle manifestazioni o a controlli stradali con autovelox. Si tratta di una norma che ha evidentemente fatto la felicità dei bracconieri, ma che ha minato fortemente le capacità di risposta a problematiche come quelle dei cinghiali in città».
«Il centrosinistra, che ai tempi della giunta Illy nella legge regionale 6/2008 aveva inserito un articolo che prevedeva entro il 2009 la razionalizzazione delle forze in campo nella vigilanza ambientale (art. 36: “Al fine di assicurare l’esercizio unitario delle funzioni di vigilanza ambientale, forestale, ittica e venatoria e di potenziare gli interventi di salvaguardia e controllo del territorio, sino al riordino complessivo delle funzioni di vigilanza ambientale sul territorio regionale da realizzarsi entro il 31 dicembre 2009, la struttura regionale competente in materia di risorse forestali e naturali è titolare del coordinamento unico delle attività del Corpo forestale regionale e di quelle esercitate dalle Province in materia di vigilanza ittica nelle acque interne e venatoria, nelle more della costituzione di un corpo unico da realizzarsi entro il 31 gennaio 2009”) si è fino ad oggi adeguato. Nella “riforma Panontin” degli enti locali – sottolinea Dal Zovo – non c’è infatti traccia dell’accorpamento tra Corpo forestale e personale di vigilanza delle Province. La situazione di limbo in cui queste ultime sono state lasciate in attesa della cancellazione, peggiora ovviamente ancora di più la situazione organizzativa delle strutture di vigilanza, ridotte ormai all’osso».
«Posto che la situazione più rischiosa che si possa immaginare è proprio quella in cui le persone si fanno “giustizia da sé” (la quasi totalità dei casi di aggressione da parte di cinghiali avviene in situazioni simili o in incidenti di caccia), è evidente l’urgenza di ripristinare la capacità della pubblica amministrazione di intervenire con tempestività, competenza ed efficacia nelle situazioni pericolose o problematiche. Certo, il ripristino della vigilanza faunistica e venatoria nel Friuli Venezia Giulia farà arrabbiare qualche bracconiere e alcuni consiglieri regionali perderanno di conseguenza parecchi voti. Ma – conclude la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle – se ne faranno una ragione».