«Abbiamo inviato alla Procura di Trieste e all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) guidata dal giudice Raffaele Cantone la lettera con cui Luciano Agapito, direttore del servizio tutela da inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico della Direzione centrale ambiente ed energia della Regione Fvg, ha cercato di spiegare perché non si trovasse in una situazione di conflitto di interesse quando, il 27 gennaio 2016, firmò il Decreto n.96/AMB di riesame con valenza di rinnovo dell’Aia della Ferriera di Servola, nonostante il fatto che, ad aprile del 2015, il figlio dello stesso direttore autorizzante, Daniele Agapito, avesse già ricevuto da Siderurgica Triestina, proprietaria dell’impianto, il primo di una serie di incarichi di progettazione e direzione lavori. A nostro avviso, contrariamente a quanto sostenuto dalla giunta Serracchiani, la lettera dell’ingegner Agapito, infatti, non fa che confermare una situazione di potenziale conflitto di interesse. Un fatto gravissimo che getta un’ombra sul procedimento di rinnovo dell’Aia per lo stabilimento siderurgico triestino». Prosegue senza sosta il pressing del MoVimento 5 Stelle sul “caso Agapito” che, invece, l’esecutivo regionale vorrebbe far cadere nel dimenticatoio.
«Per la Serracchiani e i suoi assessori – spiega la consigliera regionale del M5S Eleonora Frattolin – non ci sono “margini di responsabilità disciplinari in capo al dirigente unico” anche se, dopo lo scoppio del caso, “per ragioni di opportunità” la trattazione degli atti di competenza dell’Amministrazione riguardanti l’Aia della Ferriera permane in capo al Direttore centrale e non è più nelle mani dell’ingegner Agapito. La giunta Serracchiani fa finta di dimenticare che l’ordinamento italiano (sia nazionale che regionale) non fa distinzione tra interesse proprio o altrui, diretto o indiretto, concreto o potenziale. Nel “caso Agapito” – aggiunge Frattolin – l’avvocato Serracchiani, addirittura, ritiene chiusa l’indagine interna con l’acquisizione della dichiarazione unilaterale della parte in causa che, ovviamente, afferma non sussistere alcun conflitto di interessi. La giustificazione è a dir poco funambolica e si basa sulla dichiarazione che il figlio, Daniele Agapito, ha operato sì come progettista e direttore lavori strutturali di alcuni edifici e manufatti all’interno del sito della Ferriera durante l’istruttoria dell’Aia ma non direttamente su incarico della Siderurgica Triestina, bensì per la propria società a sua volta subappaltatrice di altra società incaricata dall’acciaieria. A parte il gioco delle scatole cinesi già noto in alcune pratiche fiscali – sottolinea la consigliera regionale pentastellata -, il conflitto di interessi – almeno potenziale – ci sta tutto, basti pensare che il provvedimento di AIA rilasciato dal funzionario autorizza l’impianto nella sua interezza, compresi gli edifici progettati e costruiti sotto la direzione del figlio».
Insomma, una situazione imbarazzante che si fa letteralmente beffe del famoso Codice di comportamento voluto fortemente proprio da Debora Serracchiani. “Il Codice, approvato dalla stessa presidente della Regione con decreto n. 39 del 24 febbraio 2015, con particolare riferimento alla procedimentalizzazione della comunicazione in ordine alla sussistenza di ipotesi di conflitto di interessi e la conseguente astensione (al pari del DPR 62/2013) parla in modo piuttosto chiaro – ricorda Frattolin -: “Il dipendente si astiene dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attività inerenti alle sue mansioni che possano coinvolgere interessi propri ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o di conviventi, oppure di persone con le quali abbia rapporti di frequentazione abituale, ovvero di soggetti od organizzazioni con cui egli o il coniuge abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito significativi, ovvero di soggetti od organizzazioni di cui sia tutore, curatore, procuratore o agente, ovvero di enti, associazioni anche non riconosciute, comitati, società o stabilimenti di cui sia amministratore o gerente o dirigente. Il dipendente si astiene in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di convenienza. Il conflitto, anche potenziale, può riguardare interessi di qualsiasi natura, anche non patrimoniali, come quelli derivanti dall’intento di voler assecondare pressioni politiche, sindacali o dei superiori gerarchici. Sull’astensione decide il responsabile dell’ufficio di appartenenza”. Parole chiare che non servono a nulla quando a sbagliare sono dirigenti che occupano ruoli importanti all’interno dell’amministrazione regionale».
«Oggi i cittadini del Friuli Venezia Giulia sanno come viene applicato nel concreto il Codice di comportamento della Serracchiani quando un alto dirigente della Regione viene pescato con le mani nella marmellata. Un dirigente che nella sua lettera assolutoria si lascia andare persino a valutazioni prettamente politiche. È a dir poco risibile infatti la valutazione dell’ingegner Agapito in merito all’azione del MoVimento 5 Stelle, definita “meramente strumentale al fine di rimettere in discussione per finalità di contrapposizione politica una procedura regionale di Aia, sin qui vanamente contrastata”. Un giudizio sfacciatamente politico – conclude la consigliera del M5S – che, certamente, un dirigente della Regione Fvg non avrebbe dovuto mai avanzare».