L’evento del MoVimento 5 Stelle sulle problematiche provocate dalla Ferriera di Servola, in programma oggi a Muggia, con la partecipazione telefonica del giornalista Gianluigi Paragone, evidenzia ancora una volta come l’area a caldo di questo impianto non sia più sostenibile e vada chiusa al più presto.
Mentre il sindaco Dipiazza – paladino della “chiusura dell’area a caldo nei primi cento giorni di governo della città” – continua a parlare e a non fare (dopo quasi due anni di consigliatura siamo all’incarico a un ufficio legale), il MoVimento 5 Stelle ha fatto votare in Consiglio comunale a fine luglio 2017, anche dalla stessa maggioranza di centro-destra, una mozione urgente che impegnava il primo cittadino ad emettere l’ordinanza di sospensione delle attività dell’area a caldo in seguito agli allarmanti problemi manifestati a più riprese dall’obsoleto impianto di Servola.
Mozione a cui peraltro il sindaco non ha ancora dato seguito fattivo, ad ennesima dimostrazione di quanto il suo teatrino anti-Ferriera sia ipocrita e strumentale solo al recupero dei voti dei servolani.
Nel frattempo il MoVimento 5 Stelle non smette di analizzare i problemi reali e di informare i cittadini sul probabile futuro degli impianti di Servola, organizzando eventi informativi e di dibattito come quello di oggi, o come il recente convegno “L’area a caldo della ferriera non è il futuro di Trieste”, tenutosi lo scorso 2 dicembre (https://www.youtube.com/user/Trieste5stelle/videos).
Gli studi del M5S Trieste hanno mostrato che attraverso la prevista espansione del laminatoio e le opere di ammodernamento ed espansione delle strutture portuali attualmente in corso e previste (piattaforma logistica, molo VIII), la grande maggioranza dei lavoratori potrà trovare una ricollocazione soddisfacente. Ma perché questa ricollocazione divenga una realtà è necessario che fin da ora tutti i principali attori produttivi delle strutture portuali si confrontino e si coordinino sulle politiche da mettere in campo per ottenere questo risultato.
Il M5S è certamente contrario all’area a caldo, ma altrettanto certamente non vuole mettere i lavoratori in mezzo a una strada. D’altra parte, per risolvere il problema occupazionale che la chiusura dell’area a caldo creerà, il sindaco si ostina a immaginare tavoli istituzionali che mancano proprio degli attori produttivi del territorio