
“Ci troviamo davanti a un diritto riconosciuto ma, purtroppo, non garantito. Un paradosso che si scontra con il dolore di chi, vittima suo malgrado di una condizione estrema, si ritrova a soffrire pene indicibili. E, sebbene in qualche modo si possa lenire la sofferenza fisica grazie alle terapie mediche, è invece impossibile lenire quella psicologica di chi si vede ormai impotente e indifeso rispetto alla propria vita”.
La consigliera regionale Rosaria Capozzi (MoVimento 5 Stelle), attraverso una nota stampa, riassume in questo modo alcuni dei concetti espressi in prima persona nel corso del convegno pubblico ‘Fine vita – Liberi subito in Fvg e in Italia’ che l’ha vista tra i protagonisti a Udine negli spazi del circolo culturale Nuovi Orizzonti.
Prendendo spunto dal tema di partenza (“Dalla vicenda di Luana Englaro alla sentenza Cappato, fino alla recente legge regionale della Toscana: la lunga e accidentata strada verso il riconoscimento del testamento biologico e del diritto all’autodeterminazione nelle scelte sul fine vita”), l’esponente pentastellata ricorda anche che “il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia è stato interessato da svariati passaggi legati a questo tema importante. Siamo partiti da una mozione che ricalcava quella presentata proprio dal MoVimento 5 Stelle in Veneto, poi mi sono personalmente approcciata in maniera aperta per comprendere anche chi ha espresso punti di vista diversi e sui quali mi trovo ben poco in sintonia”.
“Sul dolore atroce degli altri, tuttavia, non è legittimo né questionare, né tantomeno tergiversare. Noi ci siamo sempre impegnati – precisa Capozzi – per addivenire all’approvazione di una legge che consenta a chi è afflitto da sofferenze intollerabili di porre fine dignitosamente alla propria vita, circondato all’affetto dei propri cari e assistito dal Servizio Sanitario Nazionale”.
“Qualcuno sostiene, a torto, che si tratti di una norma per tutelare il diritto alla morte. In realtà, quella che viene proposta – sottolinea la rappresentante del M5S – è una tutela del diritto all’autodeterminazione, che offra la possibilità di poter decidere autonomamente della propria vita e del proprio corpo. Quella sul fine vita è quindi una legge di civiltà che mette al primo posto la dignità delle persone”.
“Viviamo in una Regione a statuto speciale, dove l’autonomia e la specialità – spiega ancora Capozzi – ci garantiscono delle prerogative preziose rispetto alle Regioni a statuto ordinario. Tuttavia, nonostante ciò, siamo costretti ad assistere a grandi paradossi. Come quanto l’autonomia viene invocata, per esempio, al fine di consentire al presidente Fedriga di governare per un terzo mandato ma, al tempo stesso, non ci consente di mette in campo prerogative rispetto al fine vita. Un argomento delicato, tanto scomodo quanto urgente, in merito al quale abbiamo dovuto ascoltare considerazioni discutibili secondo le quali, intervenendo a livello legislativo, sorgerebbero differenziazioni rispetto ad altre Regioni su un tema altresì legittimo sul quale, sempre secondo qualcuno, non avremmo invece competenza”.
“La Toscana – conclude Capozzi – ci ha dimostrato con lungimirante concretezza umana che era ed è possibile intervenire. Pertanto, possiamo affermare con delusa certezza che in Friuli Venezia Giulia, al contrario, non vi è stata la volontà politica di fare altrettanto. Mi auguro tuttavia che a questa palese stortura si ponga rimedio quanto prima, perché in ballo ci sono diritti costituzionalmente garantiti come l’autodeterminazione che non possono e non devono essere traditi”.