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MESSAGGERO VENETO 12 Febbraio 2025
Il dibattito
Sindaci preoccupati, opposizioni sulle barricate ma una valutazione per il resto globalmente positiva da parte dei portatori d’interesse invitati ad esprimersi sul ddl 38, che però chiedono di essere coinvolti nell’elaborazione della cartografia delle aree idonee e non idonee. «L’inerzia della giunta ha portato al Far West nei nostri campi», è l’attacco frontale di Rosaria Capozzi (M5s), per dare un assaggio dei toni del dibattito.
I sindaci
Prima di ascoltare la lunghissima lista di soggetti da audire sul ddl presentato in aula da Scoccimarro per arginare il fenomeno degli impianti fotovoltaici “selvaggi”, il sindaco di Romans d’Isonzo, Michele Calligaris, fa risuonare l’allarme, mostrando con slide la situazione nel suo comune: il progetto prevede di installare pannelli solari a terra a pochi metri dalle case, vicinissimo all’abitato. Questo perché la norma nazionale dà il via libera a installazioni a 500 metri da zone produttive, zone che possono includere pure officine o laboratori artigianali che si trovano anche nel centro dell’abitato. Peraltro vicino alla zona dove si sta sviluppando un’attrazione turistica – il parco archeologico longobardo – e a zone umide di pregio. E la sua battaglia non è per una contrarietà aprioristica al fotovoltaico, tanto che ha illustrato anche un luogo alternativo dove sarebbe opportuno che sorgessero simili progetti. Parla lui per primo perché è audito in quanto primo firmatario di una petizione, corredata da 876 firme, consegnata al Consiglio regionale nel novembre scorso proprio su questo tema. E sono molti i sindaci preoccupati dall’arrivo sui propri territori di progetti analoghi. Dorino Favot, presidente dell’Anci Fvg, nelle audizioni afferma: «I primi cittadini si sono trovati a non poter dire nulla su quanto accade nel loro comune. Ben venga la norma ma mi auguro che il coinvolgimento dei Comuni sia effettivo». Intanto anche il sindaco di Aquileia, Emanuele Zorino, protagonista di una vera e propria battaglia a difesa del sito Unesco, che ha coinvolto anche la Soprintendenza e che ha portato il ministro della Cultura Alessandro Giuli a impegnarsi per tutelarlo nella recente visita, indica che questa è «la miglior legge possibile che la Regione poteva elaborare» ma non fornisce un vero scudo dagli impianti selvaggi perché bisogna agire a livello di norme nazionali.
Gli stakeholder
Per Enel, A2a e alcuni gruppi che rappresentano chi opera nel settore energetico la norma è «equilibrata». Italia solare ha però sottolineato che «c’è fame di energia in Friuli Venezia Giulia», tanto che in un territorio dove abitano solo 1,1 milioni di cittadini, si registra il fabbisogno di energia per uso industriale pari all’8% di quello nazionale. Da AcegasApsAmga è poi arrivato un alert sulla necessità di potenziare la rete, anche per il biometano. Mentre Sonia Lussi di Confindustria Friuli Venezia Giulia ha chiesto di «preservare le superfici industriali» che sono già in deficit di spazio. Un nodo emerso è anche quello dei tempi di allacciamento alla rete. Mentre per i sindacati degli agricoltori anche terreni agricoli non di categoria 1 e 2 dovrebbero essere tutelati. Da Legambiente invece l’appello ad accelerare sulla decarbonizzazione, e il sollecito a considerare che «non c’è nessun motivo per cui non si possa fare attività agricola sotto gli impianti», tracciando la distinzione tra fotovoltaico a terra e agrivoltaico.
La politica
All’attacco le opposizioni. Dal dem Massimiliano Pozzo che parla di «una legge tardiva» che arriva «quando i buoi sono già scappati dalle stalle», a Capozzi che come detto accusa la Regione di «inerzia». Tutti si dichiarano a favore della transizione, ma chiedono attenzione per l’ambiente. Ma all’accusa di arrivare in ritardo replica la maggioranza, l’assessore Fabio Scoccimarro in testa, che spiega che il decreto ministeriale che consente alle Regioni di intervenire è di giugno scorso, e che questa è la terza volta che la Regione legifera sul tema. E Igor Treleani (FdI) ricorda che solo la Sardegna si è mossa prima, con una norma già impugnata. Lucia Buna (Lega), pur valutando «buona» l’impostazione, ha anticipato che presenterà emendamenti per migliorare il testo. L’assessore si dice aperto ad accogliere proposte di modifiche e invita anche le opposizioni a contribuire. Intanto, però, il centrosinistra obietta che la legge pare un’arma spuntata. —
v.p.