«Durante l’incontro con il sindaco di Gemona Paolo Urbani abbiamo ribadito la nostra contrarietà alla riconversione dell’ospedale in una struttura destinata a svolgere esclusivamente attività distrettuali sanitarie e sociosanitarie». I consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai ed Elena Bianchi oggi, insieme al consigliere comunale M5S Marco Cargnello e e le attiviste Elena Forgiarini e Nadia Di Doi del meet-up di Gemona, hanno fatto il punto sulla legge di riordino del sistema sanitario che domani arriva in Consiglio regionale.
«La riforma sanitaria della giunta regionale ricomprende l’Ospedale di Gemona tra i “presidi ospedalieri per la salute” – spiega Ussai -. Nonostante le “promesse” fatte pubblicamente dalla stessa presidente Serracchiani, l’ospedale è destinato a una riconversione come è chiaramente previsto nel testo del disegno di legge. La struttura subirà infatti nel tempo una profonda riorganizzazione. Così facendo – attacca il consigliere regionale – si rischia di indebolire l’azione di filtro per ricoveri impropri e di supporto all’Ospedale per acuti, che potrebbe trovarsi ulteriormente congestionato».
«In un sistema ove la cronicità è affidata al territorio nelle 24 ore, deve esserci comunque un sistema d’emergenza medicalizzato atto a filtrare e a soccorrere non solo l’acuto ma anche il cronico che si scompensa e che non potrà essere trattato certamente dalle aggregazioni di medici di Medicina generale. L’obiettivo non è tanto una difesa di tipo campanilistico, ma piuttosto organizzare e riqualificare i servizi al fine di offrire le giuste tutele in termini di tempestività e sicurezza, soprattutto – spiega Ussai – nella capacità di trattare non solo la cronicità ma anche le emergenze e dare risposte sui territori in cui si vive l’effettivo bisogno di salute».
«Ridurre le strutture come quella di Gemona a una gestione di carattere distrettuale serve certamente a ridurre la spesa pubblica – aggiunge la consigliera M5S Elena Bianchi –. Il problema è però che questa operazione scarica i costi sui cittadini che, per raggiungere gli ospedali più grandi e meglio attrezzati, dovranno sobbarcarsi le spese per i trasferimenti. Per raggiungere l’ospedale più vicino da alcuni centri montani sono necessari infatti anche 40 minuti di strada. Di fatto – conclude Bianchi – questi risparmi saranno fatti pagare due volte ai cittadini mentre gli ospedali più grandi saranno sempre più sovraccaricati».