IL M5S FRIULI VENEZIA GIULIA SI SCHIERA COL PM NINO DI MATTEO

A lanciare l’ultimo allarme è stato poche settimane fa il pentito Francesco Chiarello: “L’esplosivo per l’attentato al pm Nino Di Matteo è stato trasferito in un altro nascondiglio sicuro”. Affermazioni confermate dalle dichiarazione rilasciate da un altro collaboratore di giustizia, Vito Galatolo, figlio del boss della cosca Acquasanta di Palermo, arrestato a Mestre in seguito alle indagini sul controllo degli appalti da parte delle famiglie affiliate a Cosa nostra nei cantieri navali del nord Adriatico (compresi quelli di Monfalcone). «È stato proprio Galatolo a rivelare il piano per uccidere il pm palermitano. Un anno fa – spiega il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo – il collaboratore di giustizia aveva voluto incontrare Di Matteo per riferirgli di persona alcune informazioni riservate. Così facendo aveva voluto “togliersi un peso dalla coscienza” e rivelare le intenzioni della mafia, diventate palesi grazie a un pizzino di Matteo Messina Denaro».

Chiarello dunque conferma sia l’esistenza dell’esplosivo che i nomi dei protagonisti della vicenda. A parlargli del progetto fu, infatti, il suo compagno di cella Camillo Graziano: “Mi disse che per fortuna suo padre era stato scarcerato, così aveva potuto spostare il tritolo”. «Il padre di Camillo – ricorda Sergo – è Vincenzo Graziano uno degli esponenti di spicco delle famiglie dell’Acquasanta, vice di Vito Galatolo, sul quale si sono accesi in due occasioni i riflettori per aver investito parte del suo tesoro non in Sicilia ma al nord dove ha acquistato immobili e terreni per cinque milioni di euro tra Tavagnacco e Martignacco».

«Stiamo parlando di vicende che ci ricordano che la mafia ha agito nel Friuli Venezia Giulia anche tramite i protagonisti delle rivelazioni riguardanti le minacce al dott. Nino Di Matteo, pm del processo sulla Trattativa Stato-Mafia, che a detta di Vito Galatolo “si stava intromettendo in un processo che non doveva neanche iniziare, quello sui rapporti tra Stato e mafia. E si doveva fermare perché non doveva scoprire certe situazioni”».

«Per tutti questi motivi – sottolinea Sergo – abbiamo depositato una mozione per chiedere al Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia di esprimere solidarietà al magistrato palermitano e agli uomini della sua scorta. Abbiamo ritenuto di agire in tal senso perché, come ricordava sempre Peppino Impastato, “la mafia uccide, il silenzio pure”. Da sempre, invece, il MoVimento 5 Stelle ha deciso di non rimanere in silenzio e di stare dalla parte di chi cerca la verità sulle troppe vicende che hanno macchiato la storia del nostro Paese. Confidiamo – conclude il portavoce del M5S – che lo stesso valga anche per i nostri colleghi e che questa mozione passi all’unanimità».

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