Anche a seguito delle decine di interrogazioni, richieste di accesso agli atti e telefonate da parte dei rappresentanti del MoVimento 5 Stelle in Parlamento, Regione e Comune di Trieste, alla fine è stato reso pubblico lo studio epidemiologico eseguito dall’Osservatorio ambiente e salute Fvg sullo stato di salute della popolazione residente nei pressi della Ferriera. «Pubblicazione che arriva congrave ritardo – commenta il consigliere regionale Andrea Ussai – se si pensa che la prima parte era stata presentata alla Commissione Sanità della Regione praticamente un anno fa, il 21 febbraio 2013, e se quella relativa all’area di Trieste avrebbe dovuto essere a disposizione nell’aprile scorso».
«Dopo dieci giorni di polemiche sull’Accordo di programma, dal quale emergono giorno dopo giorno falle e mancanze, e che ha visto Regione e Comune impegnati in una lotta pretestuosa dalla quale sono usciti soccombenti nei confronti dell’Autorità Portuale, non possiamo che considerare la pubblicazione dello studio come l’ennesima presa in giro per i cittadini – aggiunge il deputato M5S Aris Prodani -. La giunta Serracchiani deve spiegare le ragioni di questo incredibile ritardo. Pare evidente che con la diffusione di questi dati si voglia rassicurare la popolazione. Guarda caso, proprio oggi che siamo alla vigilia di una nuova tornata elettorale e della presunta, ma per niente certa, cessione dell’impianto siderurgico».
«Inutile nascondere la grande rabbia per l’inutilità di questo studio pagato dalla Regione – sostiene Ussai -. L’Osservatorio non ha fatto altro che confermare, infatti, quanto già osservato da Barbone e colleghi negli anni 90, cioè l’aumento complessivo del rischio di tumore del polmone della zona urbana di Trieste, mentre risulta totalmente inadeguato a descrivere lo stato attuale di salute della popolazione residente in stretta prossimità dello stabilimento siderurgico».
«Innanzitutto – spiega il portavoce M5S – non considera tutte le cause non tumorali di malattia ad esempio quelle che coinvolgono il sistema circolatorio, apparato respiratorio e quello digerente, dove lo studio “Sentieri” aveva evidenziato un eccesso nella mortalità per entrambi i generi. Inoltre è già vecchio, utile solamente per qualche testo di Storia della Medicina. L’indagine dell’Osservatorio prende infatti in considerazione i morti per tumore al polmone dal 1995 al 2007 e utilizza indicatori che si riferiscono dall’esposizione a inquinanti che possono essersi verificata ben prima dei decessi (in media 30 -40 anni). Infine non dice nulla sul rischio per la salute attuale o su quello connesso all’esposizione dal 2007 ad oggi, periodo in cui si sono verificati ripetuti e documentati sforamenti ai limiti di legge, con ben pochi provvedimenti presi dalla pubblica amministrazione».
«Non ci consola affatto che nel passato il rischio di tumore al polmone nei residenti entro 800 metri dalla Ferriera non sia stato maggiore statisticamente rispetto l’area urbana di Trieste, dove, oltre alle emissioni industriali, giocano un ruolo importante quelle portuali, il traffico veicolare e il riscaldamento domestico. È sotto gli occhi di tutti – precisa Ussai – che la situazione complessiva negli anni si sia sempre di più deteriorata, fino a ritrovarci oggi con uno stabilimento siderurgico obsoleto e incompatibile con un territorio circostante densamente urbanizzato».
«A nostro avviso sarà importante continuare con la sorveglianza epidemiologica integrando lo studio attraverso una valutazione del danno sanitario attuale e futuro, considerando l’inquinamento recente e stimando le patologie evitabili, per giungere urgentemente a normalizzare la situazione, al fine – conclude – di evitare pericoli gravi, immediati o differiti, per la salute dei cittadini».