Due giorni fa il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato una risoluzione del MoVimento 5 Stelle che impegna la giunta regionale ad abbandonare l’incenerimento dei rifiuti, prevedendo la graduale dismissione degli inceneritori a vantaggio degli impianti di recupero della materia. Quello che vale per la Lombardia purtroppo non vale per il Friuli Venezia Giulia. Sabato scorso a Fanna l’assessore regionale Sara Vito ha spiegato, infatti, che l’emendamento che abbiamo presentato una settimana prima in Aula non stava giuridicamente in piedi perché cozzava con la legislazione nazionale. È quanto meno curioso che in Lombardia la questione stia giuridicamente in piedi, mentre da noi no. Siamo speciali, certo, ma nel prendere decisioni sbagliate.
Anche ipotizzando che il nostro emendamento contenesse delle pregiudiziali di tipo giuridico – che in tutta verità ancora oggi non riusciamo a scorgere – è del tutto incomprensibile il puntiglio con cui la giunta Serracchiani ha bocciato anche l’ordine del giorno che abbiamo presentato in seconda battuta. Un ordine del giorno che chiedeva all’esecutivo regionale di istituire entro il 2014 un tavolo tecnico per valutare le modifiche da apportare alla legislazione regionale sul tema e arrivare a un graduale abbandono della pratica dell’incenerimento dei rifiuti nei cementifici.
Un impegno che coincide esattamente con le promesse fatte dall’assessore Vito sia in Aula, quando ha bocciato l’emendamento, sia nel corso della conferenza di Fanna davanti a tanti cittadini. Senza dimenticare che il definitivo abbandono di questa pratica – oltre che delle attuali direttive europee – faceva parte integrante del programma elettorale della presidente Serracchiani.
Carta straccia, ormai lo abbiamo capito, visto che nei fatti questa giunta ogni giorno si rimangia la parola data solo pochi mesi fa per conquistare i voti dei cittadini. D’altronde la normativa nazionale era la stessa anche quando è stato redatto il programma elettorale. Pertanto o la presidente Serracchiani ha fatto delle promesse senza sapere che la legge non permetteva l’abbandono della pratica dell’incenerimento dei rifiuti nei cementifici oppure quelle stesse promesse sono state fatte nella piena consapevolezza che non potevano essere mantenute.
La visita, inoltre, alla Zillo di Fanna, azienda che aspetta il rilascio dell’Aia relativa alla combustione di Css e Cdr-q, da parte del presidente di Unindustria Agrusti, accompagnato proprio dall’assessore Sara Vito, ricorda ancora comitati d’affari piuttosto che serie politiche industriali, oltre ad essere foriera di cattivi presagi. Così come l’intenzione della Zillo di portare il combustibile da rifiuto del Sanvitese fino a Fanna. Purtroppo finché gli industriali saranno rappresentati da chi non sa guardare al futuro – sostiene la consigliera a 5 stelle -, non sarà abbandonata una visione di sviluppo ancorata al sostegno delle istituzioni, come testimoniano certificati verdi e cip 6 per impianti che, solo per un inganno normativo, producono energia da fonti che vengono assimilate alle rinnovabili.
Rappresenta infine una bella coincidenza che proprio ora che scade il rinnovo dell’Aia – dopo una proroga di tre mesi – arrivi la sentenza del Consiglio di Stato attesa da tanto tempo. Un Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso presentato dai comuni di Arba, Cavasso Nuovo, Maniago, Meduno, Montereale e Vajont contro la sentenza del Tar sulla nuova autorizzazione rilasciata dalla Regione alla Zillo per l’impiego di Cdr-q nel cementificio di Fanna. Secondo questa interpretazione, in virtù della legge regionale, questi comuni non hanno gli stessi diritti di quello di Fanna. Per risolvere la questione ora la Regione è chiamata ad agire subito in termini sia normativi sia autorizzativi per tutelare la salute di tutti i cittadini.