Continua la battaglia del MoVimento 5 Stelle contro l’inquinamento del nostro territorio. Con due interrogazioni, depositate in Parlamento e in Regione, il deputato Aris Prodani e la consigliera regionale Ilaria Dal Zovo riaprono il caso dell’inquinamento del sito di Trebiciano, sul Carso, che, tra la fine degli anni 50 e l’inizio degli anni 70, è diventato una discarica di rifiuti solidi urbani a cielo aperto. «In pratica doline, grotte e depressioni carsiche sono state riempite con rifiuti per circa 15 anni – spiega Prodani -. Per questo, dopo tanti anni di silenzio, chiediamo al governo e agli enti locali interessati innanzitutto di eseguire un monitoraggio di questo sito, quindi di mettere mano alle bonifiche necessarie. Senza dimenticare – trattandosi per lo più di terreno carsico – che vanno controllate con particolare attenzione le ripercussioni sulle falde acquifere sotterranee».
«L’area interessata, completamente stravolta, visto che oggi si presenta come una collina, copre circa 120 mila metri quadrati e ha accolto almeno 600 mila metri cubi di rifiuti di ogni tipo – aggiunge Ilaria Dal Zovo -. In alcune zone lo spessore dei rifiuti supera addirittura i 20 metri di profondità. Va ricordato che alla dismissione della discarica ha fatto seguito un’operazione di bonifica approssimativa, con la copertura della zona con un manto di materiale da riporto proveniente dalle opere di demolizione e scavo effettuate nella città di Trieste. L’acqua di ruscellamento, nel tempo, ha però asportato buona parte della copertura terrosa e i rifiuti sono ricomparsi».
«A causa dell’elevata carsificabilità dell’area e della mancanza di impermeabilizzazione del fondo, l’ex discarica di Trebiciano costituisce una grave fonte di inquinamento non solo per il terreno ma anche per le acque sotterranee carsiche – attacca il deputato M5S -. Ad appena circa 500 metri dall’ex discarica si trova l’Abisso di Trebiciano, una delle grotte visitabili più note della zona, nelle cui profondità scorre il fiume sotterraneo Timavo che drena le acque filtrate dalla zona sovrastante ed alimenta poi le sorgenti di S. Giovanni di Duino, nei pressi del mare. Inoltre, negli ultimi anni, a causa di prolungati periodi di siccità, è stato necessario attingere alle sorgenti del Timavo per rifornire d’acqua la Provincia di Trieste».
«Le grotte e cavità naturali del Friuli Venezia Giulia costituiscono un patrimonio naturale di estrema importanza che va tutelato con determinazione – ricorda Dal Zovo -. Secondo i dati raccolti dal Gruppo Grotte del Club Alpinistico Triestino (Cat), nel 2000 erano ben 383 le cavità sotterranee che presentavano situazioni di degrado di vario tipo, ridotte oggi a 359 (sul versante del Carso triestino) grazie a vari interventi volontari delle associazioni speleologiche locali. Di queste ultime – conclude la consigliera M5S –52 risultano inquinate, 54 presentano rifiuti, 236 sono ostruite e 17 addirittura distrutte».