Debora Serracchiani – sempre più “allenatrice nel pallone” – ha messo in panchina il suo assessore alla Cultura, Gianni Torrenti, inventando una nuova figura politica nel triste panorama della politica italiana. Indagato per truffa aggravata ai danni della Regione Friuli Venezia Giulia per le fatture non pagate da “Spaesati” quando era al vertice di questa associazione, Torrenti deve difendersi soprattutto dall’ipotesi accusatoria del pm Frezza: essersi inventato “Spaesati” per aggirare le leggi sui fondi pubblici. Uno stratagemma che avrebbe permesso all’associazione di incassare ben 170 mila euro in cinque anni.
Tutto questo non ha scomposto più di tanto la “rottamatrice” Serracchiani che, invece di accettare le dimissioni che il buon Torrenti aveva immediatamente rassegnato, ha deciso di tenerlo in stand by, avocando a sé tutte le materie di competenza della Direzione centrale cultura sport e solidarietà. Una stelletta in più da appuntare a un petto già piuttosto affollato. Serracchiani è infatti presidente della giunta regionale, ha la delega in materia di relazioni internazionali, quella alle infrastrutture strategiche, quella al coordinamento delle politiche per la montagna, è commissario straordinario per la Terza corsia della A4, è commissario straordinario per gli interventi “nell’area di crisi complessa del porto di Trieste”, è rappresentante della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome nella Cabina di Regia per l’attuazione dell’agenda digitale italiana, oltre – ovviamente – ad essere responsabile Infrastrutture della segreteria del Pd e vicesegretario del Partito democratico. Ora ha anche le deleghe alla Cultura, sottratte a Torrenti.
Già, ma chi è Gianni Torrenti? Agente di commercio nel settore alimentare, trombato alle Regionali e subito promosso in giunta, “l’assessore in panchina” è stato per lungo tempo il tesoriere del Partito democratico di Trieste. In questa veste ha gestito e continua a gestire numerosi beni immobiliari del Pd nel Friuli Venezia Giulia. Torrenti è infatti amministratore unico di tre società: Immobiliare Capitolina srl, Liudski Dom srl e Luxa Twt srl. Quest’ultima, in particolare, è di proprietà al 100 per 100 della società cooperativa Bonawentura che gestisce il teatro Miela di Trieste e che fino a giugno 2013 era presieduta sempre dal politico del Pd. La stessa coop rossa che da sempre riceve finanziamenti pubblici (nella Finanziaria 2014 la giunta Serracchiani ha assegnato a Bonawentura 440 mila euro) e che, guarda caso, ha finanziato la campagna elettorale dello stesso Torrenti. Scandalo prontamente denunciato a giugno dal Gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale.
Immobiliare Capitolina e Liudski Dom sono invece di proprietà, rispettivamente al 100% e al 50% della Fondazione per il riformismo nel Friuli Venezia Giulia che – incredibile – è presieduta ancora da Gianni Torrenti, mentre l’altro 50% della società è della Dom Immobiliare Triestina spa che fa riferimento alla sinistra slovena di Trieste. Bene, la Fondazione in questione è già finita nel mirino di Unicredit per il “buco” da 200 milioni di euro dei Democratici di Sinistra, ereditato dal Partito Democratico. In particolare l’istituto contesta la donazione di un appartamento a uso ufficio e di un magazzino a Udine, trasferiti gratis dai Ds alla Fondazione per il Riformismo nel Friuli Venezia Giulia.
Insomma… soldi, scatole cinesi, accuse di truffa, conflitti di interessi… Niente sembra impressionare la “zarina” del Nordest che, quando si era candidata alla presidenza della Regione, non voleva neanche gli indagati in lista. È passato poco più di un anno ma sembra un secolo