LEGGI DI BILANCIO: RELATORE DI MINORANZA ELENA BIANCHI

Egregio Presidente, gentili colleghe, egregi colleghi,
prima di entrare nel merito dell’attuale legge di stabilità volevamo fare una premessa sulle modalità operative che hanno visto coinvolto il nostro Consiglio.
In quest’ultimo mese e mezzo, abbiamo visto freneticamente calendarizzare lavori di Commissione e d’Aula per affrontare una molteplicità di provvedimenti molto impegnativi e dalle importanti ripercussioni sul futuro della nostra Regione e dei nostri cittadini, tutti di iniziativa giuntale, quali la riforma del comparto unico, il superamento delle Province, le leggi su commercio e turismo, e da ultimo anche un assestamento bis. Troviamo che questa modalità operativa sia lesiva dei principi di democrazia e di partecipazione e irrispettosa nei confronti del Consiglio regionale che si vede affrontare argomenti importanti senza avere il tempo di approfondirli e minimamente discuterne. Oltre a non esser stato concesso alle Commissioni il tempo minimo necessario ad affrontare la legge di stabilità e la copiosa documentazione a corredo, si subisce, nonostante le serie difficoltà già riscontrate l’anno passato, l’inerzia nel rivedere la procedura per affrontare in modo compiuto tutte le parti che compongono la manovra. Se la finalità è quella di depauperare il ruolo dell’Organo legislativo, facendo votare una manovra a scatola chiusa, siamo sulla strada giusta.
La giunta ha tempo e risorse per elaborare un disegno di legge e dovrebbe tenere in più alta considerazione la funzione istituzionale del Consiglio, ma sembra dimenticarsene spesso. Crediamo che i nostri cittadini abbiano il diritto di pretendere che i loro rappresentanti siano messi nelle condizioni di capire e valutare i provvedimenti per poter esprimere un voto consapevole nell’ottica del bene comune e le opportune correzioni o migliorie che rendono un provvedimento applicabile.

Questo modus operandi dimostra chiaramente quale concezione di processo democratico ha questa giunta: prendere le decisioni senza lasciare spazio al dialogo e confronto non solo con le opposizioni ma neanche con la propria maggioranza. I fatti recenti dimostrano che gli italiani non gradiscono le marce forzate e l’esercizio della democrazia a suon di 50% più uno dei voti, credere di portare in sé l’ultima verità porta spesso a rovinosi scontri con la realtà.
Entrando nel merito, l’attuale legge di stabilità vede uno stanziamento pari a € 3.724, 5 milioni di euro rispetto ai 3.446,5 milioni del 2016, 300 milioni in più rispetto allo scorso anno, conseguenza dei nuovi principi contabili relativi al pareggio di bilancio e del trasferimento di alcune funzioni delle Province alla Regione con annesse alcune componenti di gettito.
In linea con le necessità introdotte con la nuova disciplina causata dalle necessità del cosiddetto ‘pareggio di bilancio’, sono stati stanziati tutti i fondi di parte corrente con il beneficio che per l’intera struttura amministrativa finanziata (dagli EELL, alla sanità, agli enti funzionali) sarà possibile programmare con precisione le attività di tutto l’anno. Allo stesso modo anche una parte dei fondi destinati agli investimenti trovano programmazione in questa manovra, riservando ai prossimi assestamenti l’ultimo avanzo accertato ancora possibile e le riprogrammazioni necessarie a portare a compimento gli adempimenti richiesti dalla normativa a partire dal 2018.
Passiamo al dettaglio degli articoli:

All’art. 2, attività produttive, la scelta di approfittare della programmazione europea e spingere i nostri imprenditori a usufruire dei finanziamenti del POR FESR, ha come risultato che molti dei canali contributivi individuati dal Rilancimpresa vengono ora azzerati, confermando le nostre perplessità su quella legge proprio perché prevede numerosi canali contributivi anziché puntare su poche e innovative misure. Desta perplessità la conferma di un ulteriore contributo al comune di Socchieve per la realizzazione di una centralina idroelettrica sul Rio Grasia, in assenza di chiarimenti sul tipo di impianto. Tra i pochi interventi per lo sviluppo del territorio montano spicca la riproposizione del finanziamento per il comprensorio di Pramollo-Nassfeld; per il resto, a differenza di tutti gli altri servizi, quello di coordinamento delle politiche per la montagna è l’unico che non vede un consistente aumento dei propri stanziamenti, se si toglie l’innovativo contributo di ben 800mila euro a disposizione dei campeggi montani.

All’art. 3, risorse agricole e forestali, sono ritenute apprezzabili la rivisitazione della normativa sull’apicoltura e l’accoglimento, seppur parziale, della proposta grillina di istituire una banca della terra che permetta di censire le terre a disposizione, anche se per il momento solo di proprietà pubblica, in modo da prevederne la valorizzazione e la possibilità di essere concesse a terzi, con particolare attenzione ai giovani agricoltori. Se da un lato dal M5S viene chiesta maggiore trasparenza dall’Associazione allevatori considerati gli ingenti contributi regionali ricevuti, dall’altro è accolta positivamente la previsione concernente i macelli e la lavorazione delle carni che risponde alle richieste contenute in una mozione Cinquestelle. Bene anche il cambio di contribuzione per i distretti venatori, con un contributo non più forfettario, ma che rispecchierà le reali esigenze e dovrà essere rendicontato.

All’art. 4, tutela dell’ambiente e energia, le disposizioni accolgono diverse esigenze, dalla rimozione dell’amianto su edifici privati e commerciali al superamento delle infrazioni comunitarie in materia di depurazione; ma le risorse stanziate rimangono insufficienti a risolvere i problemi esistenti. E se le poste maggiori sono per il funzionamento di Arpa e ancora per la benzina agevolata, nulla è previsto per interventi di bonifica per le numerose criticità. Desta perplessità la contribuzione a pioggia legata all’installazione di centrali a biomassa e relative reti di teleriscaldamento, in assenza di una seria individuazione dei bacini di reperimento della risorsa e delle relative quantità.

All’art. 5, assetto del territorio ed edilizia, perplessità per i contributi alle Uti per la pianificazione di area vasta, posto che la loro costituzione doveva portare all’ottimizzazione delle risorse e alla specializzazione dei funzionari. Non convincono neppure le previsioni per l’avvio di un’attività sperimentale di adeguamento degli strumenti urbanistici generali al Piano paesaggistico regionale in corso di elaborazione. Insufficienti e non del tutto centrati i pur copiosi finanziamenti per le politiche sulla casa, poiché ancora troppe persone hanno difficoltà a trovare una sistemazione, trovandosi in difficoltà economiche e con uno sfratto in mano, mentre numerosissime sono le abitazioni sfitte.

Per l’art. 6, trasporti e diritto alla mobilità, la dotazione infrastrutturale è superiore ai livelli italiani e poiché nel DEFRR sono previste innumerevoli nuove opere stradali e gli stanziamenti dedicati alle infrastrutture, lavori pubblici e trasporti, quest’anno partono con una dotazione di ben 100 milioni in più rispetto allo scorso anno, l’auspicio è che si prediliga l’opera pubblica utile e funzionale anziché l’opera pubblica “motore dell’economia”.

Condivisa all’art. 7, beni e attività culturali, sport e tempo libero, la scelta di portare tutti gli stanziamenti del settore a bando e l’aumento dei relativi fondi. Apprezzato anche lo sforzo per fare altrettanto verso il terzo settore, pur rimanendo diverse poste puntuali che andrebbero regolamentate e gestite in maniera diversa. E così pure, apprezzabili gli investimenti nel settore dello sport, anche se mancano agevolazioni per la pratica sportiva di famiglie e minori. Nulla poi è stato fatto per rendere gratuiti i certificati medici per l’attività sportiva non agonistica, mediante convenzione con i medici di base.

Quanto all’art. 8, istruzione, lavoro, formazione e politiche giovanili, si registra un leggero aumento di fondi, ma si rimane molto lontani da livelli adeguati di investimento: i 16,4 milioni dell’istruzione (compresi fondi a scuole paritarie e istituiti privati) rappresentano solo lo 0,44% di tutto il bilancio regionale; i 22,2 milioni della formazione professionale sono lo 0,60%; i 16,3 milioni della ricerca lo 0,43%. In tutto, istruzione, formazione e ricerca rappresentano appena l’1,47% del bilancio totale, troppo poco per una Regione che ambisce ad essere veramente speciale e a ritagliarsi un ruolo nel futuro economico e sociale del Paese.

L’art. 9, salute e politiche sociali, vede la spesa corrente, aumentare, dopo tre anni in calo, di circa 90 milioni, in parte per compensare la spesa di farmaci innovativi, in parte per le risicate nuove assunzioni, nonché per l’auspicato aumento contrattuale. Si assiste anche a un ulteriore intervento sulla recentissima LR 9/2016, finalizzato al superamento dei rilievi ministeriali, ma che comunque non risolve in via definitiva tutte le criticità del comparto educatori. Netta contrarietà all’importante taglio dello stanziamento per l’abbattimento del superticket.

E se all’art. 10, sistema della autonomie locali e coordinamento della finanza pubblica, sono ripartiti i fondi alle autonomie locali con alcuni aggiustamenti necessari a seguito della soppressione delle Provincie, all’art.11, servizi istituzionali, generali e di gestione, trovano spazio invece le norme che potranno consentire la costituzione di una nuova società in-house per la gestione dell’autostrada attualmente in concessione ad Autovie Venete, oltre alla ripostazione della somma necessaria ad un’eventuale cartolarizzazione delle sofferenze di Banca Mediocredito, portata a 38,5 milioni di euro in Commissione.

All’Art.11, Servizi istituzionali, generali e di gestione, trovano spazio invece, le norme che potranno consentire la costituzione di una nuova società in house per la gestione dell’autostrada attualmente in concessione ad Autovie Venete, oltre alla ripostazione della somma necessaria da un’eventuale cartolarizzazione delle sofferenze di Banca Mediocredito, portata a 38,5 milioni di euro in Commissione.
Come avete potuto sentire, i nostri giudizi cercano di rimanere sempre nel merito delle cose e non ci risparmiamo nel riconoscere quelle parti che ci paiono positive a beneficio dei cittadini, ma dobbiamo rilevare che la giunta -anche per questa legge di stabilità- non ha perso l’usanza delle poste puntuali, che spaziano in ogni materia. Per questo motivo porteremo come emendamento le parti più significative della nostra proposta di legge 176 recentemente depositata.
Diversamente dal solito però, annunciamo fin da subito e a prescindere, il nostro voto contrario a questo provvedimento perché le modalità che hanno portato ad affrontare quella che è la spina dorsale delle politiche in questa regione ci ha offeso, stancato, indignato una volta di troppo. La nostra Costituzione prevede che alle opposizioni sia dato ogni possibile modo di esaminare, valutare, e anche contestare, non solo per ovvie garanzie democratiche, ma anche e soprattutto per una fattiva e leale collaborazione tra rappresentati eletti dei cittadini: questo è il ruolo che la Costituzione repubblicana e quindi anche lo Statuto di autonomia della nostra Regione, attribuiscono insindacabilmente alle opposizioni. Riteniamo inutile, offensivo e indecente continuare a comportarsi come se ciò non fosse. Della stessa opinione risulta almeno il 61% dei cittadini di questa Regione, attraverso la sonora bocciatura della riforma costituzionale che perseguiva la medesima involuzione autoritaria, a cui purtroppo già stiamo assistendo da tempo: forse la Presidente dovrebbe rivedere il suo concetto di governo.
Di certo, ne ha necessità la Regione FVG, che meriterebbe il debito rispetto se non altro per i valori di solidarietà, operosità e onestà che hanno sempre contraddistinto l’operato dei nostri cittadini.