“La mancanza di un Piano regionale delle attività estrattive aggiornato comporta una serie di danni sul piano ambientale che interessano in modo particolare la Valcellina”. Lo affermano i capigruppo in Consiglio regionale del MoVimento 5 Stelle, Mauro Capozzella, e dei Cittadini, Tiziano Centis, e il consigliere regionale del Patto per l’Autonomia, Giampaolo Bidoli, presenti oggi alla diga di Ravedis, in occasione della Settimana nazionale della bonifica e dell’irrigazione. “Si tratta di uno strumento fondamentale per agire secondo una necessaria pianificazione e non affidarsi ad interventi a spot. È evidente, come mettiamo in evidenza da anni, che c’è poca attenzione ad un problema che invece dovrebbe essere trattato con la giusta importanza
“Senza uno strumento che ci permetta di avere un quadro preciso del fabbisogno, e quindi anche di evitare autorizzazioni selvagge nel settore delle attività estrattive, con la conseguenza di avere un traffico di camion che trasporta il materiale estratto nei centri abitati. Il caso dello sghiaiamento del lago di Barcis – continua Capozzella – è a dir poco emblematico. Una carenza che fa a pugni con il dissesto idrogeologico di cui la Valcellina è vittima, a causa di interventi e opere che ne hanno minato l’equilibrio. In un periodo come quello attuale, caratterizzato da cambiamenti climatici che incidono particolarmente in aree già a rischio, diventa fondamentale non solo evitare di peggiorare lo sfruttamento del territorio, ma investire per rimetterlo il più possibile in sicurezza”.
“L’annosa questione dello sghiaiamento del lago di Barcis – sottolinea Centis – è ancora incerta e lontana dall’essere praticabile. Si tratta di opere indispensabili al fine di evitare le esondazioni nella Bassa pianura pordenonese. Il progressivo riempimento di materiale inerte che il torrente Cellina, con i suoi 200mila metri cubi l’anno, trasporta verso il lago, rappresenta una priorità, ma il modo migliore per come rimuovere e trasportare via gli inerti non è stato ancora trovato. Ogni giorno decine di camion attraversano i centri abitati della Valcellina e a risentire gli effetti sono i residenti, l’ambiente, il turismo e, più in generale, la sicurezza di tutta l’area interessata. Le ultime ipotesi per trovare una soluzione al problema parlano di teleferica, piuttosto che di un tunnel con nastri trasportatori e nuove gallerie, ma l’impressione è che ancora non si sappia come procedere al meglio e l’assenza di un piano ne è l’ennesima dimostrazione”.
“Si è già perso fin troppo tempo – afferma Bidoli. È indispensabile una pianificazione che tenga conto delle criticità emerse sin d’ora ma con una prospettiva di lungo periodo. Non sono più tollerabili interventi spot o misure che rincorrono l’emergenza del momento. La messa in sicurezza dei territori montani, estremamente fragili dal punto di vista idrogeologico, passa attraverso la giusta prevenzione e il ripristino delle condizioni di sicurezza delle aree interessate dai dissesti: in val Cellina così come in val Meduna, dove la presenza degli invasi artificiali da oltre settant’anni ha alterato le condizioni di quei luoghi.