“Molte sono le incognite a seguito delle notizie apprese dalla stampa circa l’autorizzazione dell’impianto di via Gonars in Udine per il trattamento della Frazione Organica, per la produzione di energia elettrica, biometano e 17.000 tonnellate l’anno di compost da smaltire nei campi”. Lo affermano il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Cristian Sergo, e il consigliere comunale di Udine, Domenico Liano. “A leggere le tabelle presentate dal proponente è significativo che 66.500 tonnellate di rifiuti entreranno ogni anno in quell’impianto e 34.000 rimarranno da smaltire, a cui vanno aggiunte le decine di tonnellate di pm10 o le quasi 200 tonnellate di cloruri da smaltire nelle acque reflue solo per citare alcuni degli inquinanti che verranno prodotti”.
“Se l’impianto verrà collaudato, come auspicano i proponenti, nel 2022 dopo più di sei anni dall’annuncio, non sarà di certo colpa dei comitati o dei cittadini che vi abitano intorno – sottolinea il consigliere Liano -. Sarà interessante sentire le varie posizioni al riguardo, tenuto anche conto della recente bocciatura di un impianto per la produzione di biometano e compost di qualità, attraverso il trattamento della frazione organica dei rifiuti da parte della provincia di Lecce. Ciò ci porterà ad esaminare ancor più attentamente l’impianto, che verrebbe installato molto più vicino alle abitazioni rispetto a quello di Lecce, che prevedeva un investimento di una ventina di milioni di euro per trattare la stessa quantità di frazione organica. Per questo chiederemo la convocazione della commissione comunale Ambiente e Territorio per ottenere risposte alle nostre domande”.
“Dal punto di vista economico – aggiungono Sergo e Liano – sarà inoltre interessante confrontare impianti simili tra loro che negli ultimi anni sono stati proposti o già realizzati, per comprendere le consistenti differenze di prezzo tra strutture con finalità simili, ma anche capire perché l’investimento sia passato da 26 milioni, più i 6 a disposizione della stazione appaltante, ai 42 milioni annunciati recentemente alla stampa. Sarà anche interessante capire perché nonostante la gestione in project financing e gli 8 milioni di euro assicurati dalla Net Spa, il prezzo di conferimento dei rifiuti per i cittadini, ovvero il prezzo che incide sulla bolletta, non sarà tanto inferiore a quello che pagano diversi utenti della nostra regione ad altri gestori”.
“Ma soprattutto, ed è la cosa che ci sconcerta di più, vorremmo capire come mai gli anni di gestione siano passati da 23 a 25 come letto sui documenti presentati, in forza della convenzione di concessione, sottoscritta in data 24/10/2017 un anno dopo l’aggiudicazione della gara, cui aveva partecipato il solo proponente del project financing. Rimane – sostengono i consiglieri – la necessità di dover garantire le tonnellate da smaltire all’interno dell’impianto; se ciò non fosse possibile visto anche il miglioramento della raccolta differenziata porta a porta, che sta partendo in tutta Udine, sarà necessario provvedere con l’importazione di rifiuti da altre realtà. Un progetto di cinque anni fa, basato su dati statistici di almeno una decina di anni fa non tiene conto dei cambiamenti che nel frattempo si sono registrati nella raccolta dei rifiuti, come sta accadendo, per esempio, a Udine: il rischio è di avere un impianto che porterebbe soltanto ad avere rifiuti da altre regioni”.