“Quando parliamo di Fincantieri, ci riferiamo ad un insediamento industriale importantissimo per i risvolti economici e occupazionali, ma riteniamo che questo fine non possa collidere con la sostenibilità ambientale e la dignità lavorativa”.
A dirlo in II Commissione e a riportarlo in una nota è la consigliera regionale Rosaria Capozzi (M5S), intervenuta questa mattina sul Piano Monfalcone. “Come confermato dal Comandante della Guardia di Finanza di Monfalcone Michele Traversa – afferma Capozzi -, i fenomeni di caporalato e sfruttamento di manodopera sono un dato, i lavoratori sono in una soggezione economica, la maggior parte di essi vengono da lontano, per cui sono ricattabili e subiscono ricatti, per via della loro posizione vulnerabile. Per questo, come Movimento 5 Stelle abbiamo sempre chiesto di rafforzare i controlli contro i casi di caporalato, ma anche contro le infiltrazioni mafiose, in Fincantieri ma non solo”.
“L’intervento del direttore di Asugi riprende le nostre preoccupazioni più volte portate in Aula – così ancora la nota della pentastellata – per quanto riguarda le attività di controllo e ispezione. Se il 20% degli infortuni in cantiere è dovuto alla scarsa formazione, soprattutto per le condizioni in cui lavorano operai stranieri con una scarsa scolarizzazione e con problemi linguistici”.
“Ritengo che il problema del Piano Monfalcone, esplicitato per sommi capi dalla sindaca della cittadina, Anna Maria Cisint, vada inquadrato sicuramente a monte, negli appalti e subappalti, ma collide con un tema che ci è particolarmente a cuore e che è stato disdegnato dal Governo Meloni – conclude Capozzi -, ovvero il salario minimo, perché se si continuano a corrispondere paghe insufficienti è abbastanza improbabile che si renda attrattivo un settore che al momento lo è per lo più per gli stranieri”.