La questione nucleare In Italia è più fumo che arrosto, intanto di quale nucleare si sta parlando? del nucleare di ultima generazione, ovvero della fusione, di cui parla Fedriga o della fissione realizzata con minireattori, di cui parla Agrusti? in entrambi i casi, se l’obiettivo è risolvere la crisi energetica attuale, queste non sono risposte attuabili. Infatti, i tempi di realizzazione degli impianti sono lunghissimi, almeno 10 anni per i minireattori e del tutto imprevedibili se parliamo di fusione o di nucleare di IV generazione, che pare essere ancora a livello di impianti pilota.
Prendiamo il caso dei minireattori, sono in grado di produrre fino a 300 mega watt di potenza elettrica (MWe), come circa 2 campi fotovoltaici, che peraltro si realizzano in un paio d’anni, e secondo uno studio realizzato da Stanford University e University of British Columbia, producono anche 30 volte le scorie rispetto a centrali convenzionali. Questo ci pare un grave punto a sfavore essendo il nostro un paese che non è riuscito, in oltre 20 anni, a dotarsi di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi, attualmente 33 mila metri cubi in custodia alla Sogin, una società privata.
In conclusione, in un mondo in continua evoluzione, dove le nuove tecnologie sono volte a consumare sempre meno e l’uso delle rinnovabili è in crescita esponenziale, sia nelle abitazioni che nell’industria, non siamo in grado di prevedere di quanta energia avremo bisogno tra 10 anni, per quando saranno produttivi nella migliore delle ipotesi questi impianti; quindi, ci pare azzardato ipotecare oggi la salute pubblica.
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