“I dati forniti oggi dai vertici dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano – isontina parlano di 189 operatori sanitari positivi al Covid-19 a Trieste. Il numero fornito pochi giorni fa in risposta a una nostra interrogazione era di 161 in tutta l’Asugi, ovvero il 58% sul totale dei positivi tra il personale sanitario del Ssr; la situazione illustrata oggi racconta di una percentuale che supera il 60%, evidenziando ancora una volta la gravità della situazione triestina”. Lo afferma il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Andrea Ussai, dopo l’audizione dei rappresentanti di Asugi nella competente Commissione.
“Non basta l’alta densità di popolazione presente a Trieste o il grande numero di giorni di ricovero (che aumenta la possibilità per gli operatori di entrare in contatto con il virus) a giustificare questi numeri – sottolinea Ussai -. Alcune tempistiche e atti, relativi ad esempio ai dispositivi di protezione e ai protocolli attuati, non hanno funzionato e bisognerà tenerne conto per il futuro”.
L’audizione ha affrontato anche il tema della nave “Allegra” su cui c’è stato un definitivo passo indietro: “Da parte nostra c’è soddisfazione perché ha prevalso il buonsenso e non si sono sprecati soldi pubblici per affittate spazi inadeguati per l’assistenza di pazienti anziani per lo più non autosufficienti. Rimane tuttavia il dubbio di quale sia il team di esperti che ha sostenuto l’ipotesi della nave, considerate le evidenti carenze che questa soluzione presentava. L’importante adesso – puntualizza Ussai – è capire se siano state individuate soluzioni non solo di emergenza, ma anche di medio-lungo termine”.
“La finalità della nave era quella di isolare i soggetti Covid-positivi presenti nelle strutture che non possono avere aree dedicate e percorsi separati dagli altri ospiti, per evitare il diffondersi del virus fra e attraverso i residenti delle case di riposo, evitando così morti, visto che parliamo di anziani fragili e affetti da più patologie” continua l’esponente M5S.
“Ci preoccupa il fatto che attualmente non sembrano esserci percorsi chiari per i pazienti asintomatici o con pochi sintomi e, soprattutto, la mancanza di un piano B per un fabbisogno di circa 70-80 posti letto in Rsa, da dedicare esclusivamente a soggetti Covid-positivi, e di ulteriori 50 per soggetti guariti o incerti. Senza contare che ci sono circa 100 persone bloccate in ospedale o in case di cura accreditate, che attendono l’accoglimento in casa di riposo, e altrettante in lista d’attesa dal domicilio – conclude Ussai -. Una situazione che, da un lato, mette a rischio la sostenibilità economica delle case di riposo e, dall’altro, costringe gli anziani in strutture dove non sarebbe garantita l’adeguata separazione dei percorsi”.