Opposizione compatta contro la legge FVGreen, approvata oggi in aula con i voti del solo centrodestra. “Abbiamo cercato di combattere fin dall’inizio della legislatura per aumentare la sensibilità ambientale e dare al Friuli Venezia Giulia azioni concrete per la mitigazione e l’adeguamento al cambiamento climatico” afferma la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, Ilaria Dal Zovo, in una conferenza stampa dei Gruppi di opposizione. “Oggi è stato approvato un testo senza interventi e azioni concrete, nonostante alcune nostre proposte siano state accolte. Ma non basta per fare in modo che la nostra regione vada verso la transizione ecologica, figuriamoci per raggiungere i target, precisi e ambizioni, dell’Agenda 2030 evocata dall’assessore Scoccimarro”. L’esponente pentastellata rimarca come “i pochi interventi dei consiglieri di maggioranza sono stati di marca negazionista, e stride in particolare che certe posizioni arrivino dalla presidente della Commissione Ambiente in Consiglio regionale”.
Secondo Furio Honsell (Open Sinistra FVG) “è una non-legge, che non contiene nulla in termini di scadenze, di azioni concrete e di risorse. Il provvedimento è una serie di dichiarazioni estremamente generiche che rappresentano un inganno nei confronti dei cittadini e un’operazione meramente mediatica a due mesi dalle elezioni. La prima proposta di legge del M5S in materia è del 2018, la nostra del 2019, il centrodestra si è svegliato in zona Cesarini per fingere di avere fatto qualcosa”. Secondo Honsell, “gli esponenti del centrodestra che hanno negato le responsabilità delle attività umane e della globalizzazione sul cambiamento climatico e il riscaldamento globale, avrebbero dovuto votare contro la norma”.
Il consigliere regionale del PD, Nicola Conficoni, ribadisce come “l’accoglimento di alcune proposte di opposizione ha migliorato la legge, ma il giudizio rimane profondamente negativo: si tratta di un provvedimento povero di risorse e di contenuti, oltre a essere tardivo e dilatorio. L’assessore Scoccimarro aveva annunciato nel maggio 2020 la candidatura del Friuli Venezia Giulia come regione pilota nell’attuazione del Green Deal europeo. A due anni e mezzi di distanza si limita a formalizzare l’obiettivo e a delineare il percorso per raggiungerlo”. Conficoni parla di “tempo perso nell’approccio a un tema sentito dai cittadini e conclamato nel corso della legislatura, come dimostra la persistente e grave siccità che stiamo vivendo, a conferma di come non si tratta di una problematica astratta, ma che impatta concretamente su cittadini e imprese”:
“Abbiamo perso un’importante occasione per segnare una svolta – aggiunge il capogruppo di Civica FVG, Tiziano Centis -. Questa legge doveva rispondere alla crisi climatica e ambientale, dando indirizzi per mantenere la regione al riparo dalle pressioni che sta subendo sotto questo aspetto, come dimostra la pesante estate vissuta dalla nostra regione in termini di temperature e siccità, oltre ai dati della qualità dell’aria particolarmente negativi nel Friuli Occidentale”. Secondo Centis, “in questi ultimi mesi di legislatura arrivano in aula provvedimenti su questioni importanti, ma con l’ansia da prestazione di chi deve piazzare bandierine. In realtà leggi come FVGreen sono scatole vuote che non danno risposte”.
Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto per l’Autonomia, rimarca come “la norma è l’esito del percorso di una maggioranza che si è dichiarata negazionista. Un fatto politico di una gravità inaudita, che va contro quanto affermato dalla comunità scientifica internazionale, ma anche da ARPA FVG: ci auguriamo che il presidente Fedriga prenda le distanze dalle dichiarazioni negazioniste che abbiamo ascoltato in aula”. Il voto finale, secondo Moretuzzo, “conclude un duello Fratelli d’Italia – Lega, con la legge tenuta in ostaggio per 14 mesi. Oggi ci troviamo con un provvedimento che non contiene un vero piano di azione per l’adattamento ai cambiamenti climatici: in cinque anni nulla è stato fatto in questo senso. La responsabilità politica è chiara, anche perché le risorse non mancano, il problema è come vengono spese: investire decine di milioni in nuovi impianti sciistici a bassa quota, ad esempio, non ci sembra un esempio di buona amministrazione”.