Presentata la nostra Proposta di Legge per il Reddito Minimo Garantito: “Era anche un punto del programma della Presidente, confidiamo in una veloce attuazione”

Istituzione del Reddito Minimo Garantito in Friuli Venezia Giulia.

La proposta di legge si propone di introdurre nella nostra Regione il Reddito Minimo Garantito, ovvero una serie di interventi integrati volti a contrastare la povertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale. Con la presente proposta legislativa si intende altresì favorire la promozione delle condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro e alla formazione, attraverso politiche finalizzate al sostegno economico e all’inserimento sociale di tutti i soggetti in pericolo di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro.

La situazione delle famiglie residenti in Friuli Venezia Giulia è particolarmente difficile e peggiorata in maniera esponenziale in questi anni segnati dalla crisi economica. Nel 2012 l’incidenza della povertà relativa riferita alle famiglie della nostra Regione è aumentata dal 5,4% al 6,1% (dati Istat luglio 2013). Preoccupante è anche il dato della disoccupazione che nel 2013 è salita al 7,4%, mentre è allarmante il dato sull’occupazione giovanile se rapportata agli anni precedenti: gli occupati tra i 15 e i 24 anni nella nostra Regione sono 13 mila, mentre erano 19 mila nel 2012 e 29.600 nel 2008.

http://www.istat.it/it/files/2013/07/povert%C3%A0-2013-def.pdf?title=La+povert%C3%A0+in+Italia+-+17%2Flug%2F2013+-+Testo+integrale.pdf

Il Reddito Minimo Garantito sostiene il reddito dei cittadini permettendo loro di raggiungere la soglia di povertà relativa, definita dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). Tale soglia per una famiglia di due componenti corrisponde alla spesa media pro-capite nel Paese e nel 2012 questa risultava pari a 990,88 euro mensili. Per stabilire la soglia di povertà dei nuclei familiari (monocomponenti o più numerosi) viene utilizzata la scala di equivalenza descritta nell’allegato n.1.

La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti corrisponde alla spesa media procapite nel Paese. Nel 2012 questa spesa è risultata pari a € 990,88 mensili. La scala di equivalenza è l’insieme dei coefficienti di correzione utilizzati per determinare la soglia di povertà quando le famiglie hanno un numero di componenti diverso da due. Ad esempio, nel 2012 la soglia di povertà per una famiglia di quattro persone è pari a 1,63 volte quella per due componenti ovvero è pari a € 1.615,13, la soglia per una famiglia di sei persone è di 2,16 volte, ovvero € 2.140,30.

Scala di equivalenza con Linea di Povertà riferita all’anno 2012.

La presente proposta persegue uno degli obiettivi della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, pubblicata il 18 gennaio 2000 nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, che all’art. 34 “riconosce e rispetta il diritto di accesso alle prestazioni di sicurezza sociale e ai servizi sociali che assicurano protezione in casi quali la maternità, la malattia, gli infortuni sul lavoro, la dipendenza o la vecchiaia, oltre che in caso di perdita del posto di lavoro, secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario e le legislazioni e prassi nazionali”.

http://www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it.pdf

Sembra importante sottolineare che tra i ventisette paesi della Unione europea la mancanza di un reddito di base è una circostanza riscontrabile soltanto in Italia, Grecia ed Ungheria.

Per l’attuazione della Strategia 2020 la Commissione Europea ha lanciato le cosiddette flagship initiatives (iniziative faro), una di queste è la Crescita Inclusiva, con cui si istituisce la “Piattaforma europea contro la povertà e l’esclusione sociale”, i cui obiettivi sono sostenere economicamente le persone, aiutandole a integrarsi nella comunità in cui vivono, ottenere una formazione, trovare un lavoro e avere accesso alle prestazioni sociali.

http://ec.europa.eu/europe2020/index_it.htm

Il presente testo legislativo, come sopra ricordato, ha la doppia finalità di inclusione sociale ma anche di rendere effettivo il diritto al lavoro e alla formazione. Trattasi a tutti gli effetti di un’azione di workfare, chi vuole usufruire di questa misura economica deve essersi già dichiarato disponibile a trovare un’occupazione, ma deve anche impegnarsi a ricevere le proposte dei Centri per l’Impiego a lui più prossimi. Per questo motivo è previsto un ruolo importante dei CPI.  Secondo il Rapporto 2013 del Servizio Osservatorio Mercato del Lavoro circa 65 mila cittadini della nostra Regione sono stati accolti presso gli sportelli dei CPI durante il 2012 (con un aumento pari all’8,7% rispetto al 2011), mentre sono state 46.586 le dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro sottoscritte (+18,83% rispetto al 2011). Infine, sono stati 34.085 i piani di azione individuale redatti. I Piani di Azione Individuali devono essere sottoscritti obbligatoriamente prima di poter accedere al Reddito Minimo Garantito e prevedono l’impegno reciproco tra il cittadino e il CPI che, a titolo esemplificativo potrà indicare una delle seguenti attività: corsi formativi, tirocini, work experience, ma anche interventi specifici previsti dalla normativa vigente a livello nazionale o regionale (LSU, LPU, incentivi all’assunzione ecc.). Con l’impegno assunto i cittadini che accederanno al Reddito Minimo Garantito dovranno ottemperare a quanto previsto nei loro Piani di Azione Individuali, ma anche partecipare a progetti di volontariato sociale promossi da enti pubblici e privati, pena la decadenza dal beneficio.

Il Reddito Minimo Garantito, dunque, consente una ridefinizione di welfare che può includere chi oggi non ha la possibilità di emergere, perché legato ad una situazione di necessità. Trattasi di un intervento volto a rendere effettivi i primi articoli (1,2, 3 e 4) della nostra Carta costituzionale, dove si definiscono i diritti e i doveri della persona come base fondamentale della nostra società.