“Adesso, finalmente, anche l’assessore regionale Amirante inizia a capire perché il M5S ha cercato di far ragionare il Comune di Udine e la Regione Friuli Venezia Giulia, spiegando i punti di debolezza del protocollo sui passaggi a livello firmato il 2 settembre scorso nel capoluogo friulano con la sola Rfi”.
Lo evidenzia in una nota stampa la consigliera regionale Rosaria Capozzi (MoVimento 5 Stelle), riferendosi all’ormai annosa questione relativa alla dismissione dei passaggi a livello udinesi e aggiungendo anche che “il fatto che l’esponente dell’Esecutivo giudichi scarno il materiale che Rfi si è impegnata a produrre, in ritardo come sua prassi, dimostra quanto fosse nebuloso il documento firmato dalle parti”.
“Nel protocollo – aggiunge l’esponente pentastellata – si dice infatti che la progettazione è stata completata. Forse, però, sarebbe bastato presentare i progetti a Comune e Regione, perché lì dentro avremmo avuto non solo i cronoprogrammi, ma anche il computo metrico dei costi dell’opera. Tuttavia, a distanza di tre mesi, queste cose non è ancora possibile saperle”.
“Il vero punto davvero scarso e, per giunta, oltremodo scarno – precisa Capozzi – è che quel protocollo si rivela inutile, perché non è stato firmato da chi dovrebbe garantire i finanziamenti: ovvero, il ministero dei Trasporti con cui Rfi stipula il contratto di programma investimenti, aggiornato ogni anno. Quello del 2024 è stato infatti presentato alle Camere e pubblicato sul sito di Rfi un mese fa”.
“Nello stesso documento, inoltre, nell’ambito dello stanziamento – sottolinea la rappresentante del M5S – non vi è traccia degli ulteriori 40 milioni di euro. O, meglio, ci sono, ma rappresentano un ripristino dei fondi che erano stati tolti nel 2023. Perciò, ci tocca fare anche qui un’opera di fede e credere a quanto ci viene detto, perché le carte ufficiali dicono tutt’altro”.
“A distanza di tre mesi – conclude Capozzi – i cittadini di Udine attendono ancora di sapere quale sarà il destino dei binari che tagliano in due la città. Rimarranno attivi o verranno dismessi? Quando qualcuno firmerà un protocollo con queste risposte insite, allora e solo allora, potremo dirci soddisfatti. Ecco perché la raccolta firme deve continuare e invitiamo tutti a far sentire la propria indignazione”.