Secondo l’Agenzia nazionale sulla valutazione della ricerca (Anvur) l’unico dipartimento eccellente dell’Università di Udine è quello di Studi umanistici e del patrimonio culturale. Il rettore dell’ateneo friulano Felice De Toni ha imputato questo disastroso risultato all’accorpamento dei dipartimenti, passati da 14 a 8. Accorpamento che, a suo dire, ha appiattito le qualità dei dipartimenti precedenti. Con la consueta faccia tosta De Toni, però, si dimentica di dire che la scelta dell’accorpamento è stata presa dal CdA dell’Università di Udine nel 2015 quando lui era già rettore e sulla base di un “piano strategico”- ancora consultabile sul sito di ateneo – predisposto dalla commissione da lui stesso istituita e presieduta. Di certo De Toni passerà alla storia per essere stato uno dei peggiori rettori che l’ateneo friulano abbia mai avuto.
Sicuramente gli accorpamenti fra dipartimenti avvallati dallo stesso De Toni finora non hanno portato a un miglioramento del livello qualitativo della ricerca. Situazione fotografata in modo impietoso dalla valutazione dell’Anvur che si è formata in due fasi. Prima è stata utilizzata la “superformula dell’eccellenza” voluta dalla ministra Fedeli che ha determinato prima una “classifica” e il 70% del punteggio finale. In un secondo momento una commissione di esperti ha completato i punteggi. Se il rettore De Toni ritiene sbagliato questo metodo di valutazione, invece di criticare in modo risibile decisioni da lui stesso prese, avrebbe dovuto spingere l’assessore regionale Panatiti a sollevare la questione al Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (Miur) o sollevarla lui stesso in quanto segretario generale della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane). Se non l’ha fatto, evidentemente era d’accordo sul discutibile metodo ministeriale.
Al di là delle decisioni nefaste prese a livello nazionale dai governi prima di centrodestra e poi di centrosinistra, che si aggiungono ai continui tagli di fondi all’Università e alla ricerca di base, restiamo convinti che per elevare la qualità della ricerca di un ateneo, sia fondamentale migliorare i meccanismi di reclutamento dei ricercatori. Aspetto che da anni sembra essere trascurato dall’Università di Udine. In caso contrario la ricerca prodotta dai nostri atenei regionali continuerà a peggiorare inesorabilmente. Una cosa però è certa. I partiti politici stanno distruggendo il sistema universitario a livello nazionale come nel Friuli Venezia Giulia: in Italia dal 2004 il numero degli iscritti è precipitato del 20 per cento, quello dei docenti è diminuito del 17 per cento, quello del personale tecnico-amministrativo del 18 per cento e le risorse per il Fondo del finanziamento ordinario è calato del 22,5 per cento. Per il futuro del nostro Paese e della nostra Regione è fondamentale rimettere università e ricerca tra le priorità di investimento, e solo un governo del MoVimento 5 Stelle lo può fare con credibilità.