Preg.mo Presidente, Assessori, Consiglieri,
Il futuro della specie umana, o almeno della popolazione mondiale che sopravvivrà con lo standard di vita sperimentato nei paesi industrializzati nell’ultimo secolo, ha raggiunto un punto critico su almeno tre fronti: la salute dell’uomo e dell’ambiente, la sostenibilità e l’iniqua distribuzione delle risorse mondiali.
Un punto di partenza per ripensare le strategie che vogliamo mettere in campo può essere il «Manifesto di Napoli» del 2009, dal quale si possono recepire molteplici spunti per tendere all’obiettivo dei «rifiuti zero». A livello regionale, alcuni Comuni hanno già dimostrato come sia possibile intraprendere un percorso virtuoso, attraverso l’adozione di atti deliberativi e di concreti strumenti operativi volti a scoraggiare lo smaltimento in discarica e a favorire l’estensione della raccolta differenziata.
La salute dell’uomo e del pianeta sono minacciate su diversi fronti:
– la progressiva desertificazione;
– le radiazioni elettromagnetiche e nucleari;
– l’inquinamento atmosferico a causa degli spray e delle nanoparticelle (particelle ultrafini inferiori a 1 micron di diametro che contengono metalli tossici, radicali liberi stabilizzati e altre sostanze altamente tossiche e persistenti come diossina e furani);
– una rapida diminuzione e contaminazione dell’acqua potabile.
Un bambino che nasce oggi si ritrova centinaia di sostanze chimiche nel corpo a causa delle attività industriali e della pratiche di incenerimento e sotterramento dei rifiuti.
Inoltre una popolazione mondiale in continua crescita e contestualmente un sempre maggiore consumo pro capite di materie prime ed energia, minacciano la sostenibilità della nostra società.
La proliferazione della pubblicità, unitamente alla non sostenibilità delle pratiche di incenerimento e sotterramento dei rifiuti, aggrava la questione dell’eccessivo consumismo.
La strategia “rifiuti zero” è attualmente il modo più veloce ed economico attraverso cui i governi locali possono contribuire alla riduzione dei cambiamenti climatici, alla protezione della salute, alla creazione di posti di lavoro “verdi” e alla promozione della sostenibilità locale.
La gestione sostenibile delle risorse passa attraverso tre obiettivi generali:
1. responsabilità dei produttori, a monte del processo produttivo: produzione e progettazione industriale;
2. responsabilità della comunità, a valle: modelli di consumo, gestione dei rifiuti e smaltimento;
3. responsabilità della classe politica, per coniugare responsabilità industriale e della comunità in un contesto armonioso.
La strategia “rifiuti zero” cerca di emulare la sostenibilità dei cicli naturali, dove tutti i materiali eliminati diventano risorse per altri. Significa prodotti pensati, progettati e realizzati in modo da ridurne drasticamente il volume ed eliminare la tossicità del rifiuto, conservare e recuperarne tutte le risorse, senza ricorrere a pratiche di incenerimento o sotterramento. Gli inceneritori esistenti devono essere chiusi e non devono esserne costruiti o autorizzati degli altri, mentre le discariche devono essere eliminate gradualmente. Gli inceneritori e molte altre tecniche di trattamento dei rifiuti a combustione, come gli impianti a biomassa, i gassificatori, gli impianti di pirolisi, gli impianti di torcia al plasma, i cementifici e le centrali elettriche che usano i rifiuti come combustibili sono causa diretta di immissione di particolato ultrafine in atmosfera e trasformano risorse che potrebbero essere ridotte o recuperate in ceneri tossiche di cui bisogna poi sbarazzarsi, ma in maniera sicura (e questo non sempre avviene). Né le discariche né tantomeno gli inceneritori rappresentano una risposta appropriata al problema dell’esaurimento delle scorte di petrolio, evento che renderà inutilizzabile ogni inceneritore, dato che il petrolio necessario al loro funzionamento diventerà troppo costoso.
Ridurre la produzione di rifiuti, riutilizzare i manufatti, riciclare e compostare sono azioni che ci permettono di risparmiare molta più energia – e di ridurre il riscaldamento globale – più di quanto non lo facciano le discariche o gli inceneritori. Le comunità locali hanno tutto il diritto di contrastare ogni tentativo di costruire nuovi inceneritori, sotto qualunque forma essi vengano presentati, e proporre la sostituzione di quelli esistenti con centri di raccolta ed impianti per il riutilizzo, il riciclaggio e il compostaggio.
Esse devono anche fare pressione politica per ottenere leggi nazionali e programmi per responsabilizzare i produttori. Bisogna dare ai produttori l’incentivo economico adeguato per spingerli a riprogettare i manufatti e renderli meno tossici e più facili da riutilizzare o riciclare: esattamente l’opposto dell’obsolescenza programmata che invece è sempre più ricercata dal mercato! I prodotti e gli imballaggi che non possono essere riciclati o compostati localmente, e quelli tossici, devono essere riportati al punto di vendita. La strategia ambientale che l’Unione europea dovrà perseguire nel prossimo futuro deve incoraggiare imprese e consumatori a passare ad un modello economico nel quale il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse sia mantenuto quanto più a lungo possibile. E’ un obiettivo ambizioso, ma divenuto ormai improcrastinabile, che richiede un ripensamento radicale in tutti i settori produttivi, in modo che questi riducano progressivamente la produzione dei rifiuti.
La diversificazione dei processi produttivi ha moltiplicato le tipologie dei rifiuti, producendo impatti sempre più pesanti sull’ambiente. La gestione dei rifiuti riveste un ruolo centrale nello sviluppo della società, perché costituisce un problema ambientale di notevole portata a livello locale e comunitario ed impone una politica coerente in materia di prevenzione della produzione, di riciclaggio e di smaltimento, ma anzitutto un nuovo approccio politico-culturale da parte della società nel suo insieme.
La strategia politica dovrà concentrare l’attenzione essenzialmente su tre fattori: sulla protezione del capitale naturale che sostiene la prosperità economica e il benessere umano; sullo sviluppo economico a basse emissioni di carbonio; sulla salvaguardia delle persone dai rischi ambientali per la salute. Anche e soprattutto nella legislazione riguardante il settore della gestione dei rifiuti.
Come evidenziato anche da diversi portatori di interesse auditi, mentre la nostra proposta di legge si distingueva per coraggio, concretezza ed effetto immediato nel raggiungimento di alcuni obiettivi, il ddl della giunta si limita a definire finalità e obiettivi generali, demandando i contenuti concreti alla pianificazione di settore. Essendo nata come auspicata riforma attesa da 30 anni, tutti si aspettavano qualcosa di più che un adeguamento alle modifiche legislative intervenute negli anni. Il momento storico, la realtà e le peculiarità del territorio avrebbero richiesto più coraggio nell’introduzione di azioni di impatto.
E’ stato detto che il ddl non si sbilancia, non vuole prendere posizione ferma, auspica molto ma procrastina tutto al Piano Regionale di Gestione dei rifiuti, ai Piani d’Ambito o al Piano per l’amianto. Diventa quindi essenziale una rapida emanazione dei vari decreti, regolamenti e piani attuativi, per non vanificare il tutto; occorre ricordare però che siamo a fine legislatura, e sarebbe stato il caso di mettere molti più punti fermi in una legge votata dall’organo legislativo regionale, invece di lasciare quasi tutto alla definizione di atti giuntali, modificabili facilmente a seconda di come tira il vento.
Da più parti si è auspicata una sintesi dei due testi normativi, il ddl e la nostra pdl, proprio per inserire alcune azioni concrete nell’elenco delle buone intenzioni: ad oggi praticamente nessuna delle nostre proposte è stata ancora recepita, nonostante la piena collaborazione ad apportare tutte le modifiche del caso; alcune proposte sono state bocciate, altre sono state ritirate in attesa di approfondimento degli uffici o dei commissari. Fatta eccezione per le questioni che si pongono in insuperabile conflitto con la normativa statale, riproporremo tutto in Aula, anche quelle proposte coraggiose che si insinuano negli spazi di vuoto normativo lasciati per comodo dalla legislazione nazionale, che spesso, quando si parla di ambiente o rifiuti, dimentica di recepire le giuste indicazioni europee.
Dato il momento storico e l’importanza vitale dei diversi aspetti in gioco, riteniamo di poter per una volta rischiare e provare ad essere molto più virtuosi e speciali di quanto lo siamo stati finora. Ovviamente auspichiamo che tutti i consiglieri accolgano l’invito al coraggio e non si facciano intimorire dalla possibilità di un conflitto di competenza con un Governo che in tema ambientale e di gestione dei rifiuti è stato tutt’altro che illuminato.