“Finalmente finiscono le proroghe e i pasti dedicati alla ristorazione ospedaliera del Friuli Venezia Giulia saranno (probabilmente) prodotti in regione, migliorando i controlli sul processo produttivo e sostenendo l’economia locale. Peccato che la poca lungimiranza di questa maggioranza e dei manager nominati abbia portato a estendere il ‘cibo precotto’ in tutte le strutture ospedaliere optando per un bando che punta al massimo risparmio e che penalizzerà qualità e lavoratori”. Duro il commento del consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Andrea Ussai, primo firmatario della mozione, approvata all’unanimità a dicembre 2020, per “Promuovere una filiera regionale della ristorazione ospedaliera” alla luce del bando uscito in questi giorni.
“È preoccupante il ritorno a un modello a lotto unico, affidando l’appalto a un’unica ditta su tutto il territorio regionale con un’enorme concentrazione e rischio di illegittimità della procedura per violazione della libera concorrenza, dopo che per mesi si era ipotizzata una pluralità di lotti e sarebbe bastato svincolare gli ospedali con propria cucina interna con lotti piccoli come gli attuali – spiega Ussai -. È una decisione che ha il chiaro scopo di contenere i costi e uniformare il servizio, mettendo la qualità in secondo piano”.
“I punti della mozione che ho presentato a dicembre e che l’intero Consiglio ha approvato all’unanimità non sono stati rispettati: l’impegno era di mantenere la preparazione espressa, dove già in uso, e privilegiare il sistema ‘fresco caldo’ anche per le altri sedi ospedaliere – continua l’esponente pentastellato -. Nella gara, invece, viene proposto un modello unico che è quello ‘cook and chill’, anche per le realtà dove si mangia molto bene e a prezzi concorrenziali, senza nemmeno specificare le tempistiche tra preparazione e somministrazione nei centri satellite; chi si occupa di alimentazione ci dice chiaramente che nei cibi conservati con abbattimento della temperatura è fondamentale garantire il consumo entro i 5 giorni per evitare il decadimento delle proprietà nutrizionali e organolettiche. Nella nostra regione si arriva anche a 20 – 30 giorni dalla cottura al consumo. Chi ci dice inoltre che saranno utilizzati prodotti locali? Se non viene specificato che tutti i pasti e i relativi ingredienti semilavorati debbano essere preparati esclusivamente nel centro di produzione in FVG, il pericolo è che parte dei semilavorati potrebbero provenire da altri centri cottura, utilizzando fornitori già consolidati”.
“Per quanto riguarda i sistemi di cottura in loco, ad esempio per pasta o carne alla piastra, è triste notare come cucine che fino ad oggi erano perfettamente funzionanti e garantivano ottimi pasti con modalità totalmente espressa, ad esempio Monfalcone, San Daniele, Pordenone e altre, si vedranno depotenziate, anche per quanto riguarda la forza lavoro (con riduzione degli orari e del personale), e quasi completamente sostituite da sistemi ‘cook and chill’, dove il cibo arriverà precotto. La nostra regione – conclude Ussai – deve evitare che si ripeta l’ennesima gara al ribasso, con un appiattimento dell’offerta nella ristorazione ospedaliera per i pazienti e gli operatori del Friuli Venezia Giulia, e che tutte le considerazioni sulla qualità restino solo sulla carta e negli annunci vuoti e trionfalistici della maggioranza”.