LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE SERRACCHIANI

L’intervista rilasciata a Vanity Fair della presidente Serracchiani offre diversi spunti di riflessione ma, nell’interesse dei cittadini e, ancora di più, delle cittadine che siamo e rappresentiamo, abbiamo deciso di focalizzarci solo su alcuni aspetti, che non riguardano la vita privata della presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, ma l’impatto che le sue parole possano suscitare sulla cittadinanza che lei stessa governa.

In Consiglio regionale ci sono diverse donne impegnate, preparate, con vite molto intense dal punto di vista lavorativo. Alcune hanno figli, altre no. Alcune sono sposate, altre no. Per scelta, opportunità, casualità della vita. Sono donne indipendenti, politicamente impegnate, esempio concreto che il genere non è correlato con le ambizioni, il lavoro e la capacità intellettiva di ognuna di noi.

Spiace perciò sentire che, nonostante sia la presidente della Regione, una donna si debba adeguare all’orario “maschile” delle riunioni: “la nostra società non è preparata culturalmente e logisticamente ad accogliere un forte impegno fuori casa della donna. Non c’è riunione politica che sia fissata prima delle otto e mezzo di sera, perché prima gli uomini sono impegnati” ha detto Debora Serracchiani. Ma come? Anche da governatrice si deve piegare alle esigenze maschili?

Ci lascia perplesse inoltre sentire che la presidente si sia accorta tardivamente di quanto spesso le donne siano penalizzate nel mondo del lavoro, che senza il paracadute sociale dei nonni non ce la facciano a tenere insieme tutto e che non abbia esaudito un desiderio materno perché “a Udine non avevamo cuscinetti familiari e non avrei fatto un figlio per farlo crescere a un estraneo”.

Non solo quindi una palese scarsa fiducia in tutte le strutture pubbliche e private che ogni giorno si prendono cura dei minori, ma anche la dimostrazione che nonostante sia a conoscenza delle difficoltà che quotidianamente si possano incontrare, in qualità di presidente del Friuli Venezia Giulia e di vice segretario nazionale del Partito democratico non si sia spesa per creare una rete di servizi che consentano alle madri lavoratrici di non perdere opportunità ed essere comunque professionalmente e personalmente soddisfatte.

E spiace ancora di più se ricordiamo a tutti che la proposta del MoVimento 5 Stelle di incentivazione del tempo parziale per il personale sanitario, volta a una maggiore conciliazione tra lavoro e famiglia, non sia stata accolta dalla stessa giunta Serracchiani e sia stata respinta dal Consiglio regionale. Accogliere la nostra proposta sarebbe stato un primo passo importante per questa regione.

Fra le azioni concrete della Serracchiani in favore delle donne, invece, dobbiamo sottolineare la delibera che stabilisce che una donna possa usufruire della procreazione medicalmente assistita fino al compimento del 43esimo anno di età. Limite che però non esiste in altre regioni come per esempio in Veneto. Un provvedimento che, quindi, inevitabilmente finisce per penalizzare le donne del Friuli Venezia Giulia che hanno più di 43 anni.

Eppure le donne del Friuli Venezia Giulia sono state sempre all’avanguardia per libertà personale, studio e lavoro. Sono un esempio di emancipazione e libertà di pensiero, oltre che grandi stacanoviste sul lavoro e nel sociale. Peccato che la loro presidente non abbia fatto nulla per aiutarle.

Nel Friuli Venezia Giulia siamo governate da chi è un passo indietro.

Elena Bianchi
Ilaria Dal Zovo
Eleonora Frattolin
consigliere regionali del MoVimento 5 Stelle