«Per approfondire il tema della proliferazione dei cinghiali nel Friuli Venezia Giulia, ben sette mesi fa avevamo chiesto di audire in Commissione l’assessore Panontin, i responsabili dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e gli assessori competenti delle province di Trieste, Udine, Gorizia e Pordenone. Oggi – finalmente – è arrivato il “gran giorno”. Purtroppo abbiamo fatto una scoperta sconfortante. L’Ispra, un organismo scientifico stimato a livello internazionale, che riveste un ruolo di primaria importanza nel campo della conservazione e gestione della fauna selvatica, sa poco o nulla della situazione dei cinghiali nella nostra regione». Il commento è della portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo che questa mattina ha seguito i lavori della Commissione insieme al collega Cristian Sergo.
«Come si legge nel suo statuto l’Ispra studia lo stato, l’evoluzione e i rapporti della fauna selvatica con le altre componenti ambientali. Per questo – spiega Dal Zovo – l’istituto svolge un’intensa attività di ricerca, assolvendo i compiti previsti dalla legge sulla caccia. Questo deficit di informazioni è invece il sintomo di una mancanza di comunicazione che coinvolge i diversi livelli istituzionali e che vede come principali responsabili, non certo i vertici dell’Ispra, ma le varie giunte regionali che si sono susseguite alla guida del Friuli Venezia Giulia».
«Questo atteggiamento, portato avanti negli anni dalle amministrazioni regionali, deriva dal fatto che una regione come la nostra presa negli anni 70 ad esempio per la gestione della caccia, oggi risulta essere una tra le peggiori in Italia. Nel tempo si è voluto infatti dare seguito alle richieste pressanti di una parte del mondo venatorio e usare troppo l’autonomia in materia, sforando il più delle volte criteri e limiti posti dalle norme nazionali e comunitarie – ricorda la portavoce del M5S -. La regione non ha voluto dotarsi di strumenti di programmazione e di controllo, portandoci alla situazione attuale: personale delle Province ridotto all’osso e un potere decisionale del mondo venatorio decisamente insolito rispetto alle altre regioni italiane».
«Le Province, per parte loro, hanno cercato di fare quello che potevano ma ognuna in modo diverso dall’altra e con poche risorse a disposizione. Un “modus operandi” che dimostra la totale assenza di indirizzo politico che la Regione invece avrebbe dovuto esercitare».
«Oggi si è parlato di cacciatori formati, di centri per lo smercio della carne abbattuta… tutte cose contenute all’interno di due mozioni depositate dal MoVimento 5 Stelle che giacciono nei cassetti del Consiglio regionale. D’altronde quello della caccia è un tema scottante. Meglio non parlarne per non crearsi inimicizie, decisamente sconvenienti da un punto di vista politico. Ma è proprio questa mancanza di coraggio – afferma Dal Zovo – che ci ha condotto fino a questo punto. Ha ragione l’Ispra quando sostiene che le leggi ci sono già. Basterebbe avere la volontà e il coraggio di battere i pugni sul tavolo e di smarcarsi da una situazione di assoluta assenza di gestione, tracciando una strategia comune assieme a tutti gli attori coinvolti. Su questo punto – conclude la consigliera del M5S – invece non abbiamo sentito nessuna novità. Speriamo che l’assessore Panontin comprenda che la nostra è una richiesta di aiuto per il mondo venatorio, per gli agricoltori, per gli ambientalisti e per gli stessi animali».