“Serve un cambio di passo sul progetto di telemonitoraggio per i pazienti Covid-19 e sulla copertura delle zone carenti, evitando di scaricare tutte le responsabilità sui medici di medicina generale (MMG) e sull’Accordo collettivo Nazionale che disciplina i rapporti con i MMG”. Lo afferma il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Andrea Ussai, dopo la risposta della Giunta a una sua interrogazione sul coinvolgimento dei medici di base nella presa in carico dei pazienti Covid -19.
“I numeri relativi alla telemedicina sono sconfortanti, dei 1500 kit previsti dal progetto sono stati consegnati ad oggi soli 17, che coprono 51 pazienti, a cui si aggiungono 10 kit a una casa di riposo – sottolinea Ussai -. Occorre tornare alla realtà dei fatti, dopo le improvvide dichiarazioni del presidente Fedriga, secondo cui eravamo i primi in Italia ad attivare questo servizio. Evidentemente il problema non è solamente la poca adesione dei MMG (294) ma la mancanza di kit completi che vede 1340 sfigmomanometri ancora giacenti in dogana in attesa delle pratiche di ingresso in Italia, al di là del fatto che la Giunta conferma il coinvolgimento dei medici nel progetto, mentre i sindacati lo smentiscono: evidentemente qualcuno non dice la verità”.
“Ma lo scaricabarile riguarda anche le zone carenti, con numerosi incarichi vacanti per medico di medicina generale. Diverse aree del Friuli Venezia Giulia attendono la pubblicazione dei bandi per assegnare le zone carenti e in altre, a seguito del rifiuto di alcuni medici di aprire il proprio ambulatorio, non è stato indetto un bando straordinario ma si è preferito rinviare all’anno successivo l’assegnazione dei posti proponendo l’aumento del massimale degli assistiti – rimarca Ussai –. Emblematica è la situazione di Prosecco dove sono passati 76 giorni dalla rinuncia del medico ma l’ASUGI non ha incaricato nessun medico a tempo determinato ma ha costretto centinaia di abitanti a ripiegare su medici di Opicina. Parliamo di criticità che, limitandoci alla sola Azienda Giuliano Isontina, riguardano anche Dolina, Grado, Farra D’Isonzo, ecc…”.
“L’assessore Riccardi in Commissione ha dichiarato la necessità di cambiare l’Accordo Collettivo Nazionale, ma esiste anche una contrattazione regionale e aziendale che, in questo ambito, potrebbe incentivare i medici ad aprire, fornendo un ambulatorio oppure coprendo parte della quota dell’affitto, supportando il lavoro di segreteria con personale amministrativo per i medici con più assistiti (che sono in grande difficoltà) e rendendo omogenee le procedure per l’effettuazione dei tamponi e l’attivazione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA). Di recente, il 27 gennaio scorso, l’ennesima sentenza, questa volta del Tribunale di Udine, ha accertato e dichiarato l’antisindacalità della condotta dell’Azienda in materia di Continuità Assistenziale, mancando la prevista contrattazione ed i necessari accordi” ricorda il consigliere M5S. “La pandemia – conclude – si vince sul territorio e occorre intervenire tempestivamente, per dare risposte ai cittadini e per garantire un filtro che permetta di limitare la pressione sugli ospedali”.