“Dopo quanto dichiarato nell’ultima intervista sui pozzi artesiani e lo stato delle falde che li alimentano, con possibili rischi di rimanere senz’acqua per centinaia di migliaia di cittadini, il presidente Fedriga deve rendersi conto che, se è vero quello che dice, in Regione ci hanno capito poco da una decina d’anni a questa parte e non si è intervenuto dove necessario, se non è vero dovrebbe spiegare ai cittadini quale sialo scopo finale delle sue decisioni”. Lo afferma il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Cristian Sergo.
“Meno di sei mesi fa è stato approvato il Piano di Gestione delle Acque dall’Autorità di Bacino delle Alpi Orientali, secondo il quale tutte le falde artesiane avevano una quantità d’acqua buona e uno stato chimico buono, ad eccezione delle falde della Bassa pianura friulana orientale – spiega Sergo -. Solo che le zone critiche in questi giorni sono nella Destra Tagliamento. Forti di questi pareri, sono stati autorizzati anche nuovi insediamenti industriali permettendo la derivazione d’acqua sotterranea per i loro usi. Lo stesso è stato fatto anche nel recente passato con impianti a cui è stato concesso il prelievo di 172 litri al secondo d’acqua da falda artesiana. Un quantitativo pari a 86 mila pozzi adeguati all’ordinanza Fedriga”.
“Lo spreco dell’acqua andava, e tuttora va, contrastato e non solo quando ci si trova di fronte alle emergenze – continua il portavoce M5S -. La riduzione della portata dei pozzi effluenti da falda artesiana è stata accettata dalla popolazione della Bassa friulana che si è dotata dei riduttori di portata. Il Piano Regionale di Tutela Acque ha istituito un tavolo tecnico, che ha fallito la sua missione dopo quattordici sedute, avviando la sperimentazione su un solo impianto a causa delle divergenze di opinioni dei tecnici sugli impatti economici e sulle possibili conseguenze disastrose derivanti dalla chiusura dei pozzi. Da qui i timori dei cittadini che rendono di fatto inapplicabile la direttiva di Fedriga.”
“Consapevoli che l’acqua non si debba sprecare, abbiamo chiesto dal 2014 che i consorzi industriali si dotassero di acquedotti duali e che non prelevassero più acqua potabile dalle falde artesiane per le attività produttive, abbiamo chiesto che l’agricoltura puntasse su coltivazioni che necessitano di minor apporto idrico, abbiamo chiesto una rete acquedottistica efficiente e che non sia il colabrodo d’Italia – conclude Sergo -. L’azione portata avanti da Fedriga porterà a soluzioni estreme: acquedottizzare la Bassa friulana e avere 55 mila nuovi utenti per il servizio idrico che, con le loro bollette, pagheranno altre opere inutili”.