«La Regione deve commissionare un nuovo studio sull’inquinamento da mercurio prodotto dalla centrale A2A da affidare a un organismo terzo che annoveri esperienze pregresse nel biomonitoraggio dei licheni al suolo. Ad effettuare questo studio non dovrebbe essere quindi l’Arpa Fvg ma, per esempio, una delle università presenti nel Friuli Venezia Giulia». La richiesta è contenuta in una Interrogazione a risposta immediatadepositata dalla consigliera del MoVimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo.
«Vogliamo capire se la giunta regionale è pronta ad appoggiare una simile soluzione per fare chiarezza sull’inquinamento della centrale di Monfalcone anche perché – ricorda Dal Zovo – in tutte le procedure Aia degli impianti più impattanti la verifica della biodiversità lichenica viene considerata abitualmente come elemento informativo utile per conoscere lo stato di salute delle aree sulle quali sorgono tali impianti».
«Alcune sigle sindacali stanno insistendo sul censimento di tutte le fonti d’inquinamento, industriali e non, del territorio monfalconese. Questa vicenda ricorda molto quanto accaduto a Vado, centro della Liguria che, come Monfalcone, ha in pieno centro una centrale a carbone a quattro camini – sostiene la consigliera M5S -. Anche lì, in un primo tempo, si era cercato di confutare i dati dell’inquinamento ambientale allargando la responsabilità alle altre fonti industriali presenti sul territorio. Le successive indagini della magistratura hanno però accertato, in modo inequivocabile, il nesso fra la centrale a carbone e un migliaio di decessi».
«Il sospetto, sempre più fondato, è che dietro alle scelte di politica energetica e industriale si nascondano interessi che sono distanti anni luce dalla tutela della salute e del territorio.Anche la scelta della compartecipata pubblica A2A per l’opzione “tutto carbone a Monfalcone” fa parte di questo disegno? – si chiede Ilaria Dal Zovo -. Speriamo sinceramente di no. Fa piacere, infatti, che la sindaco Silvia Altran si riservi di approfondire i contenuti dell’esposto di Anna Maria Cisint. Dispiace però che il sindaco parli di “tempi lunghi del percorso giudiziario”. Il Comune dovrebbe sollecitare la magistratura a fare al più presto piena luce su quelle che appaiono come intollerabili zone d’ombra».
«Non condividiamo infine le valutazioni di Riccardo Cattarini quando ipotizza che il ricorso alla procura rallenterà e complicherà la soluzione del problema carbone. Gli accertamenti giudiziari nel nostro disgraziato Paese, si sono dimostrati insostituibili nel far emergere disastri ambientali come a Taranto a Brescia a Vado Ligure…da troppi anni – conclude – la politica latita e la scarsa assunzione di responsabilità degli amministratori pubblici ne è la diretta conseguenza».