“Il fiume Tagliamento rappresenta un unicum in Europa e ciò che lo rende davvero eccezionale è l’integrità ecosistemica che ancora conserva e che ne fa uno degli ultimi grandi fiumi naturali d’Europa. Per questo va assolutamente salvaguardato”. A difendere in una nota le posizioni finora sostenute dalle rispettive forze politiche sono Rosaria Capozzi, consigliera del M5S e capogruppo del Misto, e il capogruppo del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg, Massimo Moretuzzo.
“Ribadiamo la nostra ferma convinzione – scrivono i due consiglieri regionali – che si debba salvaguardare la naturalità del fiume, scongiurando grandi opere impattanti che rischiano di non essere né risolutive, né rispettose dell’ambiente, continuando quel lavoro iniziato nella passata legislatura per portare a riconoscere il Tagliamento come Patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco, cosi come richiesto nei recenti ordini del giorno approvati dalle amministrazioni comunali di San Vito al Tagliamento e di Codroipo”.
“La querelle indecorosa cui abbiamo assistito da parte della Giunta Regionale, con un susseguirsi di posizioni contraddittorie, che la nostra mozione sottoscritta da rappresentanti di tutti i gruppi di Opposizione e successivamente bocciata da parte della Maggioranza mirava a sanare, deve finire. Crediamo sia bene fare chiarezza – insistono Capozzi e Moretuzzo – senza ulteriore confusione. Gli assessori di riferimento dicano chiaramente a che tipo di opere stanno pensando, e con quali caratteristiche”.
“La sicurezza delle popolazioni rivierasche è sicuramente un obiettivo importante e crediamo possa essere perseguita con interventi compatibili con la tutela della naturalità del fiume, come ipotizzano illustri studiosi di tutto il mondo. Ribadiamo – si legge ancora nel comunicato – la nostra ferma contrarietà a mega opere di elevato impatto ambientale, che peraltro sono già state bocciate in passato dallo stesso Laboratorio Tagliamento promosso dalla Regione”.
“Dopo 58 anni di discussioni sul Tagliamento, le nuove considerazioni devono tener conto anche degli obiettivi stabiliti dal Consiglio dell’Unione europea, che ha varato la Nature Restoration Law, entrata in vigore pochi giorni fa e che impone agli Stati membri di ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi danneggiati del territorio comunitario, tra cui i fiumi, entro il 2030, e di rigenerarli tutti entro il 2050. Per cui pensare ad opere ad alto impatto ambientale e paesaggistico – concludono Capozzi e Moretuzzo – appare contraddittorio e in antitesi ai dettami europei”.