“I numeri relativi agli ambiti territoriali carenti di medici di medicina generale (MMG) e agli incarichi vacanti nella continuità assistenziale continuano a peggiorare: rispettivamente +46,8% e +35,5% in due anni. Dati che portano alle scene a cui abbiamo assistito in questi giorni a Gorizia, con la gente in fila fin dalle prime luci dell’alba per accapparrarsi il medico appena arrivato”. Lo afferma il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Andrea Ussai, che invoca “soluzioni da parte della Giunta, senza scaricare, come al solito, responsabilità e scelte solamente sul livello nazionale. Parliamo del primo punto di contatto tra cittadino e servizio sanitario, senza il quale i pazienti finiscono per intasare i Pronto soccorso e il Numero unico per le emergenze 112/118”.
I numeri di fine marzo 2022 dicono che, per quanto riguarda i medici di famiglia (che in regione sono quasi 800), le zone carenti sono arrivate a 116, contro le 79 di due anni fa e le 103 del 2021, con un incremento significativo soprattutto in ASUGI (da 21 a 41 negli ultimi due anni). Per quanto concerne le ex guardie mediche, gli incarichi vacanti sono cresciuti dai 138 nel 2020 (di cui solo 17 assegnati e 121 rimasti scoperti) agli attuali 187, passando per i 162 dell’anno passato: anche in questo caso, l’incremento maggiore è in ASUGI (da 19 a 48 negli ultimi due anni).
“Per quanto riguarda i medici di continuità assistenziale, si sconta la scelta dei professionisti verso mansioni meno rischiose e meglio retribuite (USCA, tracciamento, vaccinazioni) – spiega Ussai – e ancora non è chiaro se sia stata portata avanti l’ipotesi di riorganizzazione, presentata dall’assessore Riccardi, di accorpare in un’unica cabina di regia la gestione dei turni nelle varie attività, oggi affidata separatamente a Dipartimenti della prevenzione e Distretti”.
“Relativamente ai medici di medicina generale, c’è un deficit di programmazione del turnover, tenuto conto che sappiamo che entro il 2030 ne andranno in pensione più della metà – continua l’esponente M5S -. Il pur apprezzabile raddoppio (da 20 a 40) delle borse di studio Ceformed non è sufficiente a coprire le necessità, e non sappiamo a che punto siano le soluzioni, proposte dalla Regione, di includere nelle zone carenti i pensionamenti dei primi tre mesi dell’anno successivo e di riportare il rapporto tra medico e residenti a 1/1000, al fine di anticipare l’ingresso del maggiore numero di MMG”.
“L’obiettivo deve essere quello di consentire ai medici di famiglia di fare al meglio il loro mestiere, occupandosi quindi più di aspetti clinici che non organizzativi, burocratici e amministrativi. Per farlo, servono investimenti per sostenerli negli affitti e nell’individuazione di ambulatori, anche condivisi e con l’adeguato supporto amministrativo, infermieristico e con personale riabilitativo – conclude Ussai -. E serve soprattutto un intervento per salvaguardare le aree periferiche, come Carso e montagna, con incentivi per operare nei territori meno appetibili, oltre a favorire la formazione di apposito personale amministrativo che supporti il lavoro dei medici e faciliti il percorso di accesso ai servizi dei cittadini”.