“Occorre intervenire entro la fine di marzo per mettere in sicurezza la catasta di legna abbandonata nell’alveo durante i lavori di riqualificazione fluviale del Torre, nella zona artigianale San Mauro di Pavia di Udine”. Lo afferma il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Cristian Sergo, condividendo la preoccupazione del comitato “Guardiani del Torre”, che ha presentato un esposto in Procura. “Nelle scorse settimane – ricorda – ho partecipato a uno dei sopralluoghi organizzati proprio dai ‘Guardiani’ per verificare lo stato del fiume”.
“A distanza di dieci anni dal parere regionale di non assoggettabilità al via e l’inizio dei lavori dei mesi scorsi, ancora non sappiamo quanti dei 167 mila metri cubi siano stati sghiaiati, perché le opere siano state bloccate e perché è rimasta questa catasta di legno nell’alveo del fiume – aggiunge Sergo – ecco perché depositeremo un’interrogazione all’assessore Scoccimarro per conoscere le risposte. L’urgenza di intervenire nelle prossime ore e non nei prossimi giorni deriva dal fatto che, a partire dal 1° aprile e fino a settembre, non si possono eseguire interventi sul letto del corso d’acqua, come originariamente prescritto dalla Regione”.
“Considerato che sono passati, per l’appunto, dieci anni dalla stesura dei progetti, con l’inevitabile cambiamento delle condizioni e dell’alveo che possiamo immaginare, sarebbe stato opportuno rifare lo screening di Valutazione di impatto ambientale, coinvolgendo anche i cittadini e nel caso specifico i guardiani del Torre” continua il capogruppo M5S.
“Non si tratta dell’unico intervento necessario sul Torre, con interventi anche a nord di Pavia, ma i cittadini segnalano criticità simili anche a valle del ponte di Chiopris Viscone, dove tra l’altro da qualche giorno sono ripartiti i lavori per sistemare le parti difettose del nuovo ponte anche se prima di percorrere l’infrastruttura passeranno parecchi mesi). Considerato che ci sono molti Comuni attraversati dal corso d’acqua – conclude Sergo – si rende sempre più necessaria la stipula di un contratto di fiume, una modalità di azione che vede ancora troppo pochi esempi in Friuli Venezia Giulia ma che è fondamentale per fare interventi di sistema e non a spot”.