Trasporti, Capozzi-Comentale: Nodo di Udine, costa 160 milioni in più, dibattito pubblico è obbligatorio

“Il nodo di Udine di cui come ricordato dall’Assessore Amirante si parla in città dagli anni ’90 è l’ennesima opera italiana che sai quando inizia, non sai quanto finisce e non sai mai quanto ti verrà a costare. Ci si appiglia alle guerre e all’inflazione, ma sta di fatto che nessuna circostanza dovrebbe permettere il raddoppio dei costi di un’opera pubblica, senza che questo crei un qualche imbarazzo o una qualche discussione”. A dirlo sono la consigliera regionale Rosaria Capozzi e il rappresentante del Gruppo Territoriale del MoVimento 5 Stelle di Udine Michele Comentale.

“La commissione tenutasi nel Comune di Udine è stata molto importante per far capire ai cittadini alcune cose: da quando c’è la Giunta Fedriga l’opera che doveva costare 186 milioni secondo l’Amirante verrà a costare 280 milioni di euro, ma il Direttore del Servizio regionale Volponi ha detto che ad oggi il costo dell’opera è di 340 milioni di euro, siamo sempre in tempo a vedere lievitare ancora i costi non essendo partiti tutti i cantieri. In ogni caso siamo oltre la soglia prevista per far sì che le opere prevedano il dibattito pubblico. Ma lo spezzatino di RFI punta a evitarlo”.

“Abbiamo assistito a parecchi annunci e sblocchi di milioni di euro negli ultimi mesi ma il fabbisogno necessario al completamento del nodo è passato dai 133 milioni del contratto presentato quando al Ministero dei Trasporti c’era il MoVimento 5 Stelle ai 170 milioni attuali. In questi anni non sono aumentati solo gli annunci, che di fatto risultano del tutto inutili se poi aumentano anche i costi finali dell’opera, ma soprattutto i disagi per i cittadini di Udine, costretti ad attese ancora maggiori ai passaggi a livello”.

“Se invece di seguire le opere faraoniche si fossero fatte quelle effettivamente utili, avremmo una linea ferroviaria efficiente, più veloce, più capace e quindi più utile alle nostre imprese che nei prossimi anni saranno costrette a spostare il traffico merci dalla strada alla ferrovia. Ma qui invece di andare avanti, facciamo passi indietro”.