«Una multinazionale come l’Eni non può calpestare una convenzione sottoscritta con la Regione perché improvvisamente gli obiettivi di quell’accordo non le interessano più. Le politiche di un’azienda non devono mai andare contro gli interessi dei cittadini. Per questo è sconcertante che la giunta Serracchiani accetti che l’ufficio Eni di Villa Santina, contrariamente a quanto stabilito nella convenzione del 1990, rimanga aperto esclusivamente per le emergenze/urgenze. È gravissimo quanto affermato oggi, come se nulla fosse, dall’assessore Sara Vito: “Eni ci fa sapere che le sedi dislocate non sono aperte al pubblico da politica aziendale”». Ad affermarlo è la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi che sull’argomento oggi ha interrogato l’esecutivo regionale, chiedendo se siano ammesse violazioni al testo della convenzione di servizio.
«In virtù di questa convenzione, nata per sostenere i residenti nei comuni montani, la Regione Fvg aveva investito risorse importanti per potenziare la distribuzione del gas in montagna. L’obiettivo – ricorda Bianchi – era quello di mantenere queste aree del Friuli Venezia Giulia competitive da un punto di vista economico e di frenare lo spopolamento anche attraverso i prezzi dei combustibili calmierati, una assistenza tecnica gratuita, alcuni corsi professionali per manutentori dedicati ai giovani dei comuni interessati e, appunto, la presenza di ufficio territoriale per i rapporti con l’utenza. Di tutto questo – precisa la consigliera pentastellata – oggi è rimasto ben poco: il costo del gas è fuori controllo, l’assistenza gratuita non esiste più e l’ufficio territoriale, di fatto, non è più aperto al pubblico».
«La situazione, insomma, sta peggiorando di continuo. In particolare nei sette comuni di Paularo, Forni di Sopra, Forni di Sotto, Cimolais, Barcis, Claut e Andreis dove, poiché la metanizzazione era stata valutata troppo onerosa, era stata costruita una rete locale per il Gpl. Il risultato è che, mentre in tutti gli altri comuni montani i costi del metano vengono stabiliti dalla libera concorrenza, in questi sette comuni i prezzi per il Gpl sono più elevati e dal 2000 non possono più essere calmierati a seguito del processo di liberalizzazione del settore del gas naturale».
«Oggi l’amministrazione regionale pensa di dare risposte ai cittadini e alle imprese della montagna suggerendo l’installazione di centraline a biomassa e l’utilizzo del teleriscaldamento. Consigliamo agli assessori della giunta Serracchiani un bel giro in montagna per toccare con mano quali possano essere le implicazioni di simili affermazioni. Non possono infatti trascurare il fatto che, molto spesso, nelle centraline già installate venga fatto bruciare gasolio perché – conclude Bianchi – la filiera del legno purtroppo lascia molto a desiderare».