UNA RIFORMA SBAGLIATA: IL NO DEL M5S ALLE DECISIONI CALATE DALL’ALTO

«Se non è zuppa e pan bagnato. La giunta Serracchiani e la maggioranza di centro sinistra trovano 1001 modi per imporre la loto volontà ai Comuni del Friuli Venezia Giulia. Da una parte si annulla l’iniqua distribuzione del fondo di perequazione e dall’altra si impedisce ai Comuni che non partecipano alle UTI di gestire i servizi socio-assistenziali in convenzione. Decisioni calate dall’alto che lasciano immutato il carattere coercitivo di questa riforma sbagliata. Ecco perché, anche se abbiamo votato i singoli punti in coerenza alla diversità dei vari punti e delle tematiche affrontate in Aula, il voto finale del MoVimento 5 Stelle è stato contrario». Queste le motivazioni con cui la capogruppo del M5S in Consiglio regionale, Elena Bianchi, ha spiegato il “no” pentastellato allo stralcio n.106-02 contenentele modifiche all’articolo 27 della legge 26/2014, concernenti l’esercizio in forma associata di funzioni comunali.

«Abbiamo discusso questo provvedimento solo perché, grazie all’istituzione di un tavolo con l’Anci, si è giunti ad un accordo, che come ha ricordato la presidente Serracchiani “non ha avuto né vincitori né vinti”. Si è trattato infatti di un sotterramento temporaneo dell’ascia di guerra – precisa Bianchi -. Quello che ci rende distanti da questa riforma sono soprattutto le forzature coercitive cui, fin da subito, siamo stati contrari, fin dall’approvazione della legge regionale di riforma 26/2014. Se si riesce a trovare un accordo per l’introduzione dei parametri di adeguatezza sulle funzioni in forma associata dei comuni che partecipano alle UTI, all’ultimo secondo abbiamo registrato l’ennesimo intervento a gamba tesa. E non sappiamo – afferma la portavoce M5S – se l’innalzamento della soglia per l’esercizio delle funzioni in forma associata fosse ricompresa nell’accordo».

«Il risultato di questa operazione è che, per quanto riguarda i trasferimenti 2017 e 2018 alle UTI, tutti i Comuni che sono “fuori” da questo sistema saranno pesantemente penalizzati. Siamo di fronte all’ennesima dimostrazione che questa riforma non ha saputo prevedere da subito un sistema organico Regione/enti locali che si fondasse sui princìpi di differenziazione e adeguatezza. Al contrario, l’aver voluto imporre dall’alto uno schema incapace di tenere nella giusta considerazione assetti demografici, socio-assistenziali e finanziari già esistenti, costringe oggi il Consiglio a rincorrere il buonsenso di comprensibili istanze comunali e di ineccepibili sentenze del TAR regionale. Cartina di tornasole – ricorda Bianchi – è il continuo rinvio del termine iniziale previsto per le funzioni da esercitarsi in maniera associata o di quelle di competenza delle UTI».

«Una riforma nata male e sviluppata peggio rischia di creare un vuoto di sistema e di competenze, con Province ancora in piedi e UTI che rischiano di nascere quali scatole vuote o parzialmente riempite: smettiamola di ritoccare aspetti marginali e di dettaglio, e cogliamo piuttosto l’occasione per ridiscutere l’impianto complessivo di un armonico impianto delle Autonomie – conclude Bianchi – ricordando che non cambia la sostanza delle riforma con 18 enti destinati ad assorbire risorse in modo non adeguato ed efficiente».